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 2015  febbraio 18 Mercoledì calendario

Il calcio dà alla testa e fa vedere tutto nero. Dopo Tavecchio e il suo Opti Pobà ora ci si mette un mito come Arrigo Sacchi. La confusione sotto il cielo è tale che il primo a dichiarare il proprio imbarazzo per la sbandata leghista di Sacchi è stato Mino Raiola, il procuratore di Balotelli che sembra uscito da un casting dei Soprano

È ufficiale, il calcio dà alla testa. E fa vedere tutto nero. Il presidente federale Tavecchio ha tracciato il solco con la celebre saga di Opti Pobà e dei mangiabanane che usurperebbero posti di lavoro pedatori alla meglio gioventù italica. Ma Tavecchio è Tavecchio, cinquanta sfumature di bigio. Ora invece ci si mette un gigante della mia adorata Romagna come Sacchi. Tu quoque, Arrighe. L’allenatore straordinèrio (o straordi-nero?) che divulgò alle folle «l’umilté» e «l’intensité» si dice preoccupato per la presenza di troppi stranieri di colore nelle squadre giovanili, ignorando che la stragrande maggioranza di quei ragazzi è di nazionalità italiana. Poi, per parare l’accusa inesorabile di razzismo, sventola a mo’ di medaglia l’avere fatto giocare trent’anni fa nel Milan delle meraviglie il nerissimo Rijkaard. Sai che sforzo. Di mettere in campo un fuoriclasse, sorvolando sulla pigmentazione alla Carlo Conti della sua pelle, sarebbe stato capace persino il felpato Salvini, ieri un po’ sottotono rispetto alle performance razzistiche abituali, tanto che si è limitato a denunciare un piano di pulizia etnica dei padani a vantaggio dei neri, ordito dall’Unione Europea. Senza alcuna logica, verrebbe da dire, dal momento che in percentuale l’Unione Europea è molto più bionda di lui.
La confusione sotto il cielo è tale che il primo a dichiarare il proprio imbarazzo per la sbandata leghista di Sacchi è stato Mino Raiola, il procuratore di Balotelli che sembra uscito da un casting dei Soprano e normalmente sta al buongusto come un rutto da pasta e fagioli a una sonata per pianoforte di Mozart.