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 2015  febbraio 18 Mercoledì calendario

Ieri, frugando sulle vecchie schede del mio archivio relative a Dominique Strauss-Khan, ho trovato parecchi pezzi in cui si racconta come Strauss-Khan si fosse dato da fare nel 2010 per salvare la Grecia e come, in genere, stesse sulle scatole alle banche perché piuttosto incline a favorire i paesi indebitati e poveri a dispetto delle stesse banche…• Di che cosa stiamo parlando, in definitiva? Chi è Strauss-Kahn? Vedrà che si ricorderà

Ieri, frugando sulle vecchie schede del mio archivio relative a Dominique Strauss-Khan, ho trovato parecchi pezzi in cui si racconta come Strauss-Khan si fosse dato da fare nel 2010 per salvare la Grecia e come, in genere, stesse sulle scatole alle banche perché piuttosto incline a favorire i paesi indebitati e poveri a dispetto delle stesse banche…

Di che cosa stiamo parlando, in definitiva? Chi è Strauss-Kahn?
Vedrà che si ricorderà. Dominique Strauss-Kahn, già ministro del’Economia di Lionel Jospin, era il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, la posizione che occupa oggi Christine Lagarde. Era candidato in pectore per i socialisti alle presidenziali di Francia, quelle che poi hanno prodotto Hollande. Ma, pochi giorni prima di scendere in  campo per le primarie, arrivò la notizia che la polizia americana lo aveva ammanettato e sbattuto in galera – con tanto di telecamere – perché una cameriera dell’hotel Sofitel di Mahattan lo aveva accusato di violenza carnale. Gli stessi inquirenti americani, dopo pochi giorni, lo rilasciarono, perché si scoprì presto che la cameriera era una gran bugiarda e se era certo il rapporto sessuale non era affatto sicura la violenza. La ragazza del Sofitel aveva anche un po’ troppi soldi per essere fino in fondo quello che diceva di essere. Nel tribunale americano la cosa è stata archiviata e Strauss-Kahn ne è uscito pulito. L’uomo però era politicamente e mediaticamente rovinato. Uscito dal Fmi, fuori dalla lotta politica e dal partito socialista nonostante sia in genere stimatissimo per intelligenza, cultura e capacità di governo (ancora oggi, nei sondaggi, la maggioranza dei francesi dice che all’Eliseo ci starebbe meglio lui di Hollande), Strauss-Kahn è stato mollato dalla moglie, fatto a pezzi dai giornali ed è finito nuovamente in tribunale a Lille, dove lo hanno accusato di aver favorito la prostituzione.  

La storia adesso me la ricordo. Risulta che questo signore, ricco e potente, fosse una specie di maniaco sessuale.
A Lille c’è un albergo nel quale Strauss-Kahn ha partecipato, tra l’autunno del 2007 e il maggio del 2011, a 17 orge. Tutte documentate. Le partecipanti a queste orge erano prostitute, costate in tutto – sono calcoli che hanno fatto polizia e magistratura – centomila euro. I soldi non li ha messi Strauss-Kahn: le ammucchiate sono state organizzate da due suoi amici industriali, che speravano, facendoselo amico in quel modo, in vantaggi concreti una volta che l’uomo avesse varcato la soglia dell’Eliseo. La magistratura ha messo tutto il sistema sotto inchiesta e, benché la Procura della Repubblica fosse per l’archiviazione, i pm sono riusciti a ottenere il rinvio a giudizio. In  una ventina di giorni siamo arrivati alla conclusione di ieri: le due parti civili, cioè le due prostitute rimaste in campo e che lo accusavano, si sono ritirate. L’ipotesi accusatoria era che Dsk (l’abbreviazione di Strauss-Kahn) avesse favorito con il suo comportamento la prostituzione. Ma questo, qualunque idea si abbia del comportamento dell’uomo, non è stato provato e risulta secondo le stesse accusatrici impossibile da provare. Il procuratore generale, cioè l’accusa, ha chiesto l’assoluzione. Dsk uscirà anche da questo processo senza danno.  

Che cosa ricaviamo da questa vicenda?
Due punti di riflessione. Il primo: in che misura la ripugnanza morale per il libertinaggio di Dsk è entrata di soppiatto nella vicenda giudiziaria francese? Il presidente del tribunale di Lille, da ultimo, ha voluto rassicurare che i giudici avrebbero applicato la legge e si sarebbero astenuti da qualunque considerazione etica. Ma la lettura degli interrogatori di Dsk lascia su questo punto qualche dubbio.  

Secondo punto di riflessione?
È il raffronto tra il caso Dsk, sciolto alla fine con piena certezza del diritto, e quello del nostro Berlusconi, il quale, essendo stato assolto dall’accusa di prostituzione nel processo Ruby (c’è il ricorso in Cassazione, ma per ora è assolto) ha visto imbastire altri due processi collaterali ai testimoni, perché nella Procura di Milano c’è la convinzione che i testimoni abbiano parlato a favore dell’imputato solo perché corrotti. Proprio ieri, in coincidenza con la notizia della prossima assoluzione di Strauss-Kahn, abbiamo saputo che la polizia giudiziaria ha perquisito la casa di Karima el Marough (Ruby), sequestrato un cellulare e il pc, poi è andata a casa di una ventina di olgettine (abbiamo la lista dei nomi), anche qui sono state prese cose ritenute utili alla tesi dell’accusa. Si cercano le prove di movimenti di denaro, le prove che Berlusconi abbia pagato e stia pagando ancora.  

Che cosa ne ricaviamo?
Che mentre siamo certi della procedura e della conclusione del caso Dsk, sentiamo – magari a torto – nel comportamento dei giudici milanesi un accanimento che non ci tranquilizza sulla solidità e serenità della futura sentenza. L’arringa della Boccassini, nel processo perso, era grandemente imperniata sull’astuzia di Ruby, sulla sua profonda immoralità orientale. La morale non dovrebbe stare alla larga dai processi? I giudici non dovrebbero guardarsi dalla volontà di cambiare il mondo?