Corriere della Sera, 17 febbraio 2015
Sei anni di processo per una Coca-Cola. Era il 2 agosto del 2008 quando Youssef prende una lattina dallo scaffale di un supermercato e la beve. Un vigilante lo vede e l’uomo viene denunciato per furto aggravato dalla «violenza sulle cose», cioè dalla apertura della lattina. Ma ora è stato prosciolto
Quanto tutto lasciava prevedere che si sarebbe arrivati all’ inesorabile prescrizione, l’avvocato ha convinto i giudici evitando che altro tempo si sommasse ai quasi 6 anni già consumati per processare un marocchino accusato di furto aggravato per essersi tracannato una bevanda del valore di ben un euro e 20 centesimi. La storia di uno dei tanti processi dalla dubbia rilevanza che intasano i tribunali e costano tempo e denaro parte il 12 agosto del 2008 quando, arso dal caldo, il 31enne Youssef prende una lattina dallo scaffale di un supermercato di Mondovì, spinge la linguetta e manda giù. Un vigilante lo vede e l’uomo viene denunciato per furto aggravato dalla «violenza sulle cose», cioè dalla apertura della lattina. Condannato con decreto penale, fa appello assistito dall’avvocato Fabrizio Bruno di Clarafort secondo il quale al più si può parlare di furto semplice dato che non c’è stata alcuna «violenza», perché per bere la lattina doveva pur essere aperta. Il gup non dà retta e il 22 aprile 2009 condanna il marocchino a 2 mesi di carcere e 100 euro di multa con la condizionale. Si va in Corte d’appello. Arenato per quasi 6 anni (un altro e si sarebbe prescritto) ieri il fascicolo riemerge in aula. I giudici danno ragione alla difesa e il furto diventa «semplice», e dato che il negozio non ha fatto querela, indispensabile per procedere, l’imputato viene prosciolto. Youssef non lo saprà mai, ammesso che ancora gliene importi: mentre la giustizia italiana procedeva inesorabile, lui è tornato in Marocco.