Corriere della Sera, 17 febbraio 2015
Renzi, senza Obama e Putin non fa un passo sulla crisi libica: «Noi da soli non ci muoviamo. Se c’è l’Onu (il che significa se ci sono gli Stati Uniti e la Russia) ci stiamo, ma questa è una cosa ben diversa»
Matteo Renzi sembra un po’ infastidito per la confusione – mediatica e non – che si è creata attorno alla posizione dell’Italia nei confronti della Libia. «Anche perché è un anno che vado ripetendo le stesse cose a tutti i livelli: in Europa, alla Nato, al G7... dovunque ho sottolineato la priorità della questione libica».
Al presidente del Consiglio non è piaciuta neanche la storia, che è circolata in questi giorni, secondo la quale sarebbe stato lui in persona a impedire, qualche tempo fa, un intervento «salvifico» di Romano Prodi per mediare in quell’area, che pure era stato richiesto anche dall’Iran.
«Fino a oggi – si è sfogato con i collaboratori l’inquilino di Palazzo Chigi – è stato Romano a non voler andare in Libia, partendo dal presupposto che lì non lo volevano perché ci sono centinaia di foto di lui con Gheddafi».
Eppure ora corre voce che l’ex presidente della Commissione europea potrebbe affiancare il rappresentante delle Nazioni Unite in quella zona, lo spagnolo Bernardino León. Il premier non nega che vi sia questa possibilità, anche se è piuttosto prudente perché ritiene che la situazione si sia fatta ormai molto complicata e che perciò gli sforzi debbano intensificarsi: «Vediamo, è un’ipotesi», taglia corto.
Ciò che gli preme veramente adesso non sono le rivalità o le beghe «domestiche», perché non si può avere «un approccio provinciale» a una «materia molto delicata come questa». Una materia che «va trattata con cura». Quello che gli preme, dunque, è chiarire una volta per tutte la posizione dell’Italia, che non è certo quella di un Paese interventista, pronto a scendere da solo in guerra «senza se e senza ma», e magari anche senza l’egida dell’Onu.
No, la nostra linea non è questa. Tutt’altro: «Nessuna avventura militare improvvisata». Se alcune dichiarazioni di parlamentari ed esponenti del governo potevano aver ingenerato questa impressione, le cose, in realtà, non stanno così. Lo spiega in modo molto netto lo stesso presidente del Consiglio: «Noi da soli non ci muoviamo. Se c’è l’Onu (il che significa se ci sono gli Stati Uniti e la Russia) ci stiamo, ma questa è una cosa ben diversa».
Insomma, qualsiasi «iniziativa» va vista in un «quadro di legalità internazionale», cercando «la massima condivisione possibile». Altrimenti, secondo il premier, sarebbe come scherzare con il fuoco.
Quindi «nessuno ha mai pensato a fughe in avanti» o a «bombardamenti in solitaria»: lo sforzo «prioritario» deve essere quello di «cercare l’accordo alle Nazioni unite, sia sostenendo gli sforzi che sta facendo l’inviato León, sia sostenendo le decisioni che prenderà il Consiglio di sicurezza».
Nel frattempo, secondo il presidente del Consiglio, l’Italia deve «intensificare il dialogo che è già in atto con gli egiziani e con il leader di quel Paese Al Sisi», perché «loro hanno centinaia e centinaia di chilometri di confine con la Libia ed è quindi giusto mantenere buoni rapporti con l’Egitto».
Dunque, Renzi respinge le critiche di chi accusa i rappresentanti del governo di aver tenuto un comportamento da dilettanti allo sbaraglio in questa vicenda libica: «Noi abbiamo sempre avuto una linea coerente e ora intensificheremo la spinta perché l’Onu sia il vero innovatore della Libia, produca dei cambiamenti in quel Paese».
E in realtà il ministro Paolo Gentiloni, accusato da una parte della sinistra italiana di essere un rappresentante dell’ala guerrafondaia dell’esecutivo e della maggioranza, ha subito chiarito di aver «parlato di combattere il terrorismo e non certo di aver vagheggiato l’invio di un corpo di spedizione italiano in Libia».
Come per Renzi, anche per il titolare della Farnesina «gli interventi possono avvenire solo nel quadro delle Nazioni Unite».
Ma sembra che gli Stati Uniti vogliano muoversi con i piedi di piombo in questa vicenda ed è anche questo che ha indotto alla prudenza il nostro governo.