16 febbraio 2015
Juventus e Roma che pareggiano contro le ultime due in classifica, il Milan fermato in casa dall’Empoli: è la sconfitta della teoria di Lotito contro le piccole squadre. Intanto l’Inter riscopre Guarin e si scopre più matura, così come la Fiorentina si diverte e vince grazie al duo Babacar & Salah
Il meglio dai giornali di oggi sull’ultima giornata di Serie A.
Giornata strana ma piuttosto istruttiva: la seconda in classifica riceve l’ultima, la prima va sul campo della penultima. Ne escono due pareggi, due partite non banali, a riprova che pure le squadre non metropolitane hanno il diritto di cittadinanza. Tanto Lotito e tutti i presidenti che la pensano come lui non cambieranno idea sui piani futuri. Contro, solo la Juve, e ieri Marotta ha detto la sua, la Roma e forse la Fiorentina. Ma questo è un altro discorso [Gianni Mura, Rep].
Lotito ha perso. È successo ieri, mentre la Lazio vinceva a Udine. Controintuizione solo per chi non vuole capire: ha perso la sua teoria, quella espressa al telefono e intercettata, quella che ha fatto scoppiare un altro caos nel mondo del pallone, quella che dice che «con Carpi e Frosinone in A, il calcio chiude». Se la Roma seconda in classifica pareggia in casa contro il Parma ultimo, penalizzato, tecnicamente fallito e praticamente retrocesso; se il Milan pareggia 1-1 contro l’Empoli che è esattamente come Carpi e Frosinone; se la Juve pareggia a Cesena; se l’Inter perde (come ha fatto tre settimane fa) col Sassuolo; se il Napoli con il Sassuolo pareggia in casa (è accaduto all’andata); se i punti di differenza tra i due mondi sono pochi. Se avviene tutto questo vuol dire che le piccole hanno diritto di stare dove sono [Giuseppe De Bellis, Grn].
La Juve conferma la sua fase confusa, è spesso messa sotto da un Cesena che corre molto e ha giovani attaccanti di avvenire. Ma è la Juve che manca come personalità. Cambia poco per la storia dello scudetto, ma i bianconeri sono stanchi quasi quanto la Roma. Ci stava vincere male una partita, non farsi riprendere e sbagliare il rigore (netto) decisivo. Manca Pirlo, manca Vidal, spesso è lezioso Pogba, resiste solo Marchisio, sbanda tutta la difesa a quattro [Mario Sconcerti, Cds].
La Roma ringrazia con un fil di voce e resta aggrappata all’ultimo vagone dell’ultimo treno su cui era balzata a Cagliari. All’Olimpico non fa che pareggiare, nemmeno il Parma è riuscito a battere. La verità l’ha detta Florenzi: prima facevamo paura, eravamo più convinti. Già, prima [Gianni Mura, Rep].
La Roma ha avuto i suoi bravi guai, a cominciare dalla ricaduta di Strootman: ma non pochi altri se li è andati a cercare. Non contenta di aver investito (?) 15 milioni per Ibarbo, subito schierato e subito stirato in coppa Italia, ieri ha presentato al centro dell’attacco l’impresentabile Doumbia. Quando aveva in casa a costo zero sia il vice-Iturbe, che si chiama Verde, sia un centravanti vagamente più credibile di Doumbia, che si chiamava Destro. Pur giocando poco e male contro un dignitosissimo Parma, Florenzi e Ljajic qualche buon pallone dentro l’hanno messo: Destro almeno un paio li avrebbe certamente trasformati in gol, come ha fatto a San Siro con la maglia del Milan nell’unica occasione avuta [Gigi Garanzini, Sta].
L’Inter sta diventando squadra, cosa che non era quasi mai capitata in stagione. Mancini ha cambiato molto, ora ha trovato soprattutto la continuità di Guarin. Credo gli sia venuto naturale, Mancini aiuta molto i giocatori che hanno qualità ma non riescono a pensare da grandi. È la sua prima missione nelle grandi squadre. All’Inter lo sta aiutando molto Brozovic, il cui ordine ha marginalizzato Medel restituendogli la felicità muscolare del mediano. La crescita di Icardi come gol e quella di Shaqiri come personalità, sta ora facendo pensare come una grande squadra [Mario Sconcerti, Cds].
Se l’Inter comincia ad assomigliare a una squadra e non a un insieme di giocatori, il Milan no. Rimane una non squadra, un bizzarro assemblaggio, un progetto mai decollato. Sembra che la panchina di Inzaghi abbia i giorni contati. Non è tutta colpa sua, ripetiamolo pure, ma chi gli ha consegnato i rinforzi invernali(Paletta, Antonelli, Cerci, Destro) s’aspettava ben altro che vedere l’Empoli fare la voce grossa a San Siro e dire, alla fine, che il pari gli sta stretto [Gianni Mura, Rep].
In società la rassegnazione è dilagante. «Gira così» è il commento più gettonato, come a dire questo è il Milan, prendere o lasciare. Silvio Berlusconi a dire il vero sull’argomento è combattuto, il discorso verrà ripreso ancora una volta oggi ad Arcore nel pranzo con i figli, quello che invece vorrebbe la tifoseria eventualmente è rimandato a fine stagione. Malgrado sia il tecnico con la peggiore media punti nell’era Berlusconi (1,3 a partita contro l’1,36 di Tabarez), Inzaghi resta al proprio posto [Laura Bandinelli, Sta].
Delle più vicine per ora all’Europa League le più in salute sono Fiorentina e Lazio. Non era automatico, per Montella, dopo la cessione di Cuadrado. In aggiunta alla lunga assenza di Rossi, alla lunga latitanza di Gomez, in fase di riemersione, a una stagione normale ma non eccezionale di Borja Valero. Conta sempre di più Babacar (due gol e un assist di tacco) e Salah sembra un buon acquisto. Va dato atto alla Fiorentina di aver sempre provato a giocare il suo calcio anche nei momenti meno felici. Discorso valido pure per la Lazio, che a Udine esce da un rischioso avvitamento. Fischiata a furor di popolo friulano, anche se non era il caso. Sono le conseguenze della telefonata Lotito-Iodice ma, prima che i fischi diventino una moda domenicale, vorrei dire che un conto è una squadra di calcio, un conto il suo presidente [Gianni Mura, Rep].