il Fatto Quotidiano, 16 febbraio 2015
Sanremo, ultimo atto. Le polemiche per i problemi sul voto e per la vittoria del Volo, il trio nato nel salotto della Clerici. Accuse anche per l’intervento di Panariello
Ultimo atto. Cala il sipario su questa edizione dei record tra fasti e numeri mai conosciuti: il Festival guadagna sei milioni di euro, come spiega il direttore di RaiUno in una conferenza stampa tutta proiettata sul Conti-bis. Il conduttore toscano svicola: vedremo, non so, potrei fare il direttore artistico senza presentare. “Sanremo è la mia terza casa, è il luogo che ho frequentato di più dopo Firenze e Roma. Magari ci tornerò in vacanza, ma credo sia prematuro pensare a un nuovo festival, datemi un mese di tempo. Orientativamente dico di no perché credo sia impossibile fare meglio di questi numeri. Un po’di alternanza poi fa bene, ognuno porta qui il proprio mondo. È impossibile battere questo risultato che mi dite è il migliore degli ultimi 10 anni”.
Ma è anche il glory day dei tre tenorini che hanno preso il Volo con la loro romanza stratrash, sull’onda dei successi nord e sud americani. Non solo. Li ha scoperti Antonella Clerici nel 2009 in Ti lascio una canzone, programma di Raiuno. Tra i giurati c’era anche Claudio Cecchetto, presidente della giuria di qualità dell’Ariston. Gli altri (Carlo Massarini, Massimo Bernardini, Andrea Mirò, Camila Raznovich, Marino Bartoletti, Paolo Beldì e Giovanni Veronesi) sono praticamente tutti sotto contratto con la Rai per qualche programma. Però bisogna guardare il risultato del voto scomposto. Al ballottaggio finale la giuria degli esperti pesava per il 30% come la giuria demoscopica e il televoto per il restante 40%. La classifica finale degli esperti era: Malika Ayane (39,5% dei voti, Nek con il 37,5%, Il Volo con il 22,9%); per il televoto Il Volo al primo posto, a seguire Nek e Malika. Per la giuria demoscopica primo posto per Nek, poi Il Volo e terza la Ayane. Alla fine però tra il Volo (il 39,05%,) e Nek (35,38%) lo scarto non è un granché. Sarà per questo che in molti sui social si sono lamentati del malfunzionamento del televoto? “Alcuni voti sono tornati indietro perchè è successa una cosa inaspettata. Il numero di televotanti è stato decisamente superiore rispetto alle medie degli ultimi anni”, ha spiegato Giancarlo Leone. “Si parla di oltre 700mila voti, tre volte in più degli scorsi anni. C’è stato un meccanismo che ha concentrato il voto negli ultimi 20 minuti in cui si sono concentrati gli stessi voti che nelle tre ore di gara. Si è creato un imbuto e si è generata una criticità nella gestione dei picchi. Ma ha riguardato tutti i cantanti in gara, statisticamente”. Sarà, comunque, per non sapere né leggere né scrivere, Rai2 ripropone martedì in prima serata uno speciale dedicato ai tre fanciulli, andato in onda prima di Natale. Quanto all’indiscrezione che vuole i tenorini già sottocontratto con la Rai per alcune prime serate, Leone se la cava così: “Speriamo di averli ospiti in alcuni nostri programmi, così si fa ed è interesse nostro come di qualsiasi cantante. Non abbiamo progetti di show, non c’è dubbio che hanno caratteristiche interessanti, ma sarebbe prematuro dire che abbiamo un programma televisivo per loro”. Conoscendo lo stile della casa, è praticamente una conferma.
Altri numeri della finalissima: quasi 12 milioni di telespettatori, pari al 54,21% dello share. È stata la puntata più goffa tra tutte le cinque: l’incidente della classifica sbagliata ha innervosito parecchio il super cool Conti (in questi giorni non ha mostrato un segno uno di fastidio). Prima aveva avuto un incidente anche con Gianna Nannini che l’aveva rimproverato per aver sbagliato il titolo del suo album: poi però lei stecca due volte, inciampando due strofe di Sei nell’anima. Il pezzo forte però – secondo Conti – doveva essere Giorgio Panariello. Che prova un repertorio social-politico. Ma scivola nella sindrome Rosy Bindi di Berlusconi, citando Matteo Renzi che ha candidato belle ragazze (Moretti, Madia, Boschi) e dunque batte Monti e i ministri tecnici poco glamour come la Cancellieri”. L’inno al qualunquismo passa ai vizi capitali, la fase Seven: “Oggi i veri peccati capitali sono la corruzione, la violenza sulle donne, lo spreco di denaro pubblico, speculare sui dolori degli altri, il vizietto dell’evasione fiscale” (poco prima di lui aveva cantato la Nannini, accusata proprio di una maxi evasione da tre milioni). “Manca la certezza della pena2 ha ribadito elencando una serie di casi impuniti, Eternit, Cucchi, L’Aquila, tutti assolti, l’unico in galera è Corona”. Chiude sui latitanti, “li cercano per anni in tutto il mondo e poi dove li trovano? A casa”. Poi la foto del super latitante Matteo Messina Denaro da giovane che diventa Antonello Venditti. E Giovanna Maggiani Chelli, portavoce dell’Asociazione familiari della strage dei Georgofili, dopo aver apprezzato il messaggio mandato da Panariello, fa notare: “Matteo Messina Denaro minacciò la Torre di Pisa, ha fatto saltare gli Uffizi. Ha ucciso bambini e ragazzi mentre faceva saltare il museo più importante del Mondo e deve essere arrestato, questo chiediamo da troppi anni”.