Il Messaggero, 16 febbraio 2015
In Ucraina la tregua regge, anche se a Debaltsevo si spara e un lanciarazzi colpisce una casa causando due morti. Mosca blocca i ribelli che volevano attaccare. Vertice telefonico tra Merkel, Hollande, Putin e Poroshenko
La fragilissima tregua tiene e questo è un risultato non da poco. I grandi paesi stanno imponendo la loro volontà di composizione della crisi ucraina, andata troppo in là. Ma sono tante le forze sul terreno a cui non conviene deporre le armi. Isolarle sarà il compito più difficile nel prossimo futuro. I dispacci lungo tutto il fronte indicano che le sparatorie sono state sporadiche per l’intera giornata. «Sono sulla strada tra Artiomvsk e Lugansk non lontano da Debaltsevo – riferisce una fonte occidentale in loco – di tanto in tanto si odono colpi di artiglieria. Non sono sicuro, ma credo che siano i governativi ad operare». Sul terreno il pessimismo è forte anche se la popolazione civile torna a respirare. Troppe volte nei mesi passati altri tentativi di fermare lo spargimento di sangue sono falliti. Ma questa volta non si può sbagliare, le conseguenze sarebbero gravissime a livello internazionale. Il non lasciare «nulla di intentato» pare la via maestra seguita da tutti, dai capi di Stato e dai contendenti sul campo.
IL PIANO
Ecco quindi che il presidente ucraino, Petro Poroshenko, ha mostrato in tivù al Paese il momento preciso in cui ha dato l’ordine di fermare le ostilità alla mezzanotte ed ha aggiunto «non porgeremo l’altra guancia». Un “piano B”, in caso di fallimento della tregua, è pronto. Una delle misure, che entreranno in vigore, riguarda la legge marziale, il cui vero obiettivo è isolare le “teste calde” del proprio schieramento. Anche Mosca ha lo stesso problema. Il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ha richiamato i separatisti al rispetto «incondizionato» degli accordi di Minsk-2 non appena uno dei leader della rivolta aveva messo in dubbio alcuni suoi punti. La tregua riguarda anche la zona di Debaltsevo, hanno precisato i russi. Nella cittadina, nodo ferroviario strategico tra le due capitali delle Repubbliche popolari, sono imbottigliate alcune migliaia di militari governativi. «Sono chiusi in una sacca», sostengono i separatisti. «Non è vero», risponde Kiev, che avrebbe rifornito i suoi uomini con viveri e munizioni. Di tutto il fronte questo pare il punto più delicato, dove materialmente si giocherà il cessate il fuoco. Gli osservatori dell’Osce non hanno ancora avuto pieno accesso all’area.
LA DIPLOMAZIA
«Il rispetto del cessate il fuoco – si legge in un comunicato dell’Eliseo al termine del colloquio telefonico del “Gruppo di Normandia” – è nell’insieme soddisfacente malgrado alcuni incidenti locali». Nell’intera giornata si ha notizia di due morti che, però, sono ancora da verificare. I presidenti francese Hollande, il russo Putin, l’ucraino Porosohenko e la cancelliera tedesca Merkel hanno commentato positivamente la situazione finora delineatasi anche se il lavoro futuro da svolgere sarà imponente. L’accordo Minsk-2 è infatti di complessa attuazione: sono elencati tutti i passi da compiere in contemporanea e la loro tempistica. Proprio perché così dettagliato, le sue possibilità di successo sono non poche. Dopo l’inizio del cessate il fuoco in questa fase (l’immagine del giorno è quella dei soldati ucraini e miliziani filorussi col kalashnikov che giocano a pallone tra i tank), cruciali in settimana saranno le giornate di oggi e di venerdì. Nelle prossime ore dovrà cominciare il ritiro delle artiglierie e nell’arco di 15 giorni venirsi a creare di fatto delle zone smilitarizzate. Se questa macchina si metterà in moto il processo di disarmo potrebbe svolgersi spedito. Venerdì prossimo a Kiev sono previste le celebrazioni per il primo anniversario del Maidan, della “rivoluzione” all’origine della crisi. Il rischio che qualcuno possa sfruttare i festeggiamenti per provocare disordini non deve essere sottovalutato.