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 2015  febbraio 12 Giovedì calendario

I 720 miliardi di dollari di capitalizzazione di Apple non sono un esempio isolato a Wall Street. Sono il segnale di una capacità di rimanere sulla cresta dell’onda di innovazione e competitività

Apple svetta oltre i 720 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato. Un nuovo record per il gigante degli iPhone, ma anche per tutta – o quasi – la Corporate America quotata. Chi lo sottovalutasse, considerandolo un exploit più unico che raro, potrebbe essere costretto a ricredersi.
Gli indici a Wall Street saranno anche volatili – con altalene il cui bilancio da inizio anno è di guadagni di frazioni di punto per Dow Jones e S&P 500, entrambi dell’1% sotto i massimi storici. E gli allarmi per la futura salute dell’espansione globale e per le tempeste valutarie ci sono, con marchi da McDonald’s a Caterpillar che hanno ridimensionato gli outlook di vendite e utili per il 2015.
È però il record di Apple a contare oggi di più nel panorama d’incertezza attorno a Wall Street, dall’Europa all’Asia. Perché Apple è leader in Borsa come espressione concreta d’una capacità di rimanere sulla cresta dell’onda di innovazione e competitività. Un caso forse straordinario, ma non un’eccezione. Altre stelle dell’ultima stagione vanno da Amazon a Netflix. Quando buona parte delle 500 principali aziende americane ha ormai riportato i risultati del quarto trimestre 2014, gli utili che sembravano destinati a scivolare dovrebbero al contrario essere nell’insieme saliti del 3% stando a FactSet, guidati da tlc e sanità. E con il 78% di sorprese positive capitanate proprio da hi-tech e informatica technology con l’88% e un incremento dell’8%. Anche le vendite della Corporate America sono lievitate, dell’1,6%, e nel 59% dei casi hanno superato le attese.
Le condizioni del tessuto economico, aziendale e finanziario Usa danno manforte all’ottimismo. Un sistema bancario risanato e rilanciato, pur se singole banche sono tuttora coinvolte in strascichi di scandali. E una crescita del Pil che mostra solidità, anche se ha frenato dal 5% del terzo trimestre dell’anno scorso, capace di far respirare un clima di normalità al mercato del lavoro con un milione di posti creati in tre mesi.
Le sfide sono sotto gli occhi di tutti. La volatilità azionaria è aumentata e può rimanere un fattore caratterizzante. I bilanci delle imprese potrebbero soffrire nella prima metà del 2015. Ma, accanto alla flessibilità e adattabilità delle aziende che fa scommettere su riscossa degli utili per azione a nuovi record nel secondo semestre, gli investitori hanno un altro asso nella manica: la fiducia riposta nella Fed. Wall Street osserva con inquietudine i “giochi” europei sulla Grecia. La Fed promette una partita ben più chiara: sta considerando rialzi dei tassi d’interesse. Ma sarà calma e paziente, cioè terrà conto di tensioni valutarie e riflessi globali prima di interventi che possano danneggiare le locomotive economiche e di borsa.