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 2015  febbraio 12 Giovedì calendario

I guai della banca del papà della Boschi. La Popolare Etruria, di cui il padre del ministro è vicepresidente, commissariata da Bankitalia: gravi perdite patrimoniali

Banca Popolare dell’Etruria nella bufera. Il 21esimo istituto italiano per dimensioni è stato commissariato ieri dal ministero dell’Economia, su indicazione della Banca d’Italia, per gravi perdite patrimoniali. Non solo: ieri Giuseppe Vegas, numero uno della Consob, ha quantificato in 10 milioni di euro i profitti da operazioni anomale legate alla riforma delle Popolari. E l’istituto di Arezzo è quello che è salito di più: +57% dal 3 gennaio, giorno in cui sono apparse le prime indiscrezioni, al 9 febbraio. Cosa avrà di così tanto speciale questa banca? In fin dei conti sono 16 le banche sotto tutela di Via Nazionale... Intanto PopEtruria è l’unica quotata, ma soprattutto da maggio è sotto i riflettori perché il vicepresidente è un tale Pier Luigi Boschi, padre del ministro renziano Maria Elena, a sua volta piccola azionista dell’istituto. Il commissariamento era inaspettato: la comunicazione è arrivata mentre era in corso il consiglio d’amministrazione per approvare il bilancio 2014. Un fulmine a ciel sereno. L’istituto aretino ha fatto sapere che «la proposta di amministrazione straordinaria è stata formulata a seguito delle prime risultanze degli accertamenti ispettivi, avviati dalla Banca d’Italia e tuttora in corso, che hanno fatto emergere gravi perdite del patrimonio, dovute alle consistenti rettifiche sul portafoglio crediti... La procedura di amministrazione straordinaria avrà il compito di condurre l’attività aziendale secondo criteri di sana e prudente gestione e di individuare le iniziative necessarie per il superamento della grave crisi aziendale. La clientela potrà quindi continuare a rivolgersi, come di consueto, agli sportelli della banca che prosegue regolarmente la propria attività». Insomma, nonostante un accordo appena concluso sui tagli al personale, i primi ad andare a casa sono stati gli attuali amministratori, a cominciare dal presidente Lorenzo Rosi: immediatamente sostituiti dai commissari Riccardo Sora e Antonio Pironti. I quali alle 20.30 hanno subito convocato i sindacati. E dire che la giornata era stata già abbastanza pesante, dopo le rivelazioni in Commissione Finanze alla Camera del presidente Consob, Giuseppe Vegas. Nei giorni immediatamenti precedenti al Consiglio dei ministri del 20 gennaio in cui il governo approvò il decreto sulle banche Popolari (che imponeva per quelle sopra gli 8 miliardi di trasformarsi in società per azioni entro 18 mesi) ci furono dei movimenti anomali in Borsa proprio sui titoli delle Popolari. Anomalie che – spiega Vegas – malgrado l’andamento negativo delle piazze azionarie di quei giorni, portarono a plusvalenze reali o potenziali per 10 milioni di euro. La data in cui «è possibile assumere che il mercato abbia avuto una ragionevole certezza dell’intenzione del governo di adottare il provvedimento è individuabile nel 16 gennaio del 2015». Quel giorno, a mercati chiusi, ricorda Vegas, Matteo Renzi ha annunciato la riforma del credito cooperativo. Ma il giorno in cui erano già circolate le prime indiscrezioni «è determinabile nel 3 gennaio». Da quel giorno fino al 9 febbraio, ricostruisce Vegas, le Popolari sono salite da un minimo dell’8% di Ubi ad un massimo del 57% di Popolare dell’Etruria e del Lazio. «Ora smetteranno di dire che ci sono privilegi? Dura lex, sed lex», ha commentato la Boschi. Ma forse la storia non è finita.