Libero, 12 febbraio 2015
Salvini dalla A alla Z. Ecco il vocabolario del leader del Carroccio, dalle adozioni alla vongole. Tutto raccolto in un dizionario con le parole della Lega 2.0
Adozioni. Diritti sì, adozioni no. È questo, in breve, il pensiero di Salvini riguardo alla possibilità di affidare un minore a coppie omosessuali. Non ha paura a dirlo in faccia a nessuno, neppure ai diretti interessati (come nell’intervista a www.gay.it del febbraio 2013). Per il momento Salvini sembra saldo sulle sue posizioni, mentre nel centro-destra inizia a sentirsi aria (fritta) di cambiamenti arcobaleno.
Bossi. È il suo padre ideologico. È grazie a lui se, nel 1990, Salvini si ritrovò in mano un volantino della Lega Lombarda che gli stravolse la vita. Nutre una vera e propria ammirazione per l’Umberto, al punto da avere una sua foto in camera. Anche se il Congresso federale non sembra confermare lo stesso nel dicembre 2013, quando con l’82% Salvini ha battuto il Senatür alla corsa per la segreteria federale.
Capitano. Se l’Umberto era il capo, questo è il grado che è stato dato a Matteo. Molti lo definiscono un’eredità emotiva del passaggio di consegne tra la vecchia guardia leghista e il giovane segretario con l’orecchino, ma pochi sanno che questo nomignolo non è stato scelto a caso. Anzi, è frutto di Luca Morisi, lo spin doctor di Salvini.
Donna. Figura portante della società. Salvini si batte affinché si possano sentire sicure nelle nostre città e tutelate in ogni occasione. Per questo afferma da sempre che non concederà mai mezzo metro agli islamici per costruire moschee, qualora questi ritengano che la donna valga meno rispetto all’uomo. Intanto, lui ne ha avute due al suo fianco: Fabrizia Ieluzzi (che ha anche sposato) dalla quale ha avuto Federico, 11 anni, e Giulia Martinelli che ha dato alla luce la piccola Mirta, 2 anni.
Euro. La causa di tutti i mali. La «moneta farlocca». La rovina di milioni di persone racchiusa in quattro lettere e in una monetina. Il suo sogno più grande, prima ancora della Padania (nel caso in cui la sognasse ancora), è quello di uscire dall’euro e tornare alla sovranità monetaria.
Fede. Quella in Dio. Ritiene di non aver avuto questo dono, il Nostro. Infatti, come dichiarato da lui stesso, partecipa alle messe solo nelle festività comandate, per portare i suoi due bambini. Nonostante non sia un credente integerrimo, Matteo si batte per chi, come lui, è cresciuto secondo la cultura cattolica, tutelando il diritto di poter continuare a mantenere le radici cattoliche sulle quali si basano le fondamenta dell’Italia.
Governo Potrebbe essere il suo futuro posto di lavoro. E non come ministro. Secondo la pancia dell’elettorato di centro-destra, infatti, Salvini sarebbe il miglior candidato premier che la coalizione possa avere.
Haters. Gente che non ha niente da fare dalla mattina alla sera, quelli che scelgono di impegnare il loro (poco) prezioso tempo iscrivendosi a pagine Facebook o Twitter di persone da loro poco stimate e fare a gara a chi fa l’insulto migliore (o peggiore, dipende dai punti di vista). Salvini ne ha molti sulle sue pagine social.
Islam. Salvini è uno dei maggiori sostenitori della teoria secondo la quale l’islam non sia solo una religione, ma anche una cultura. Un modo di pensare e un modo di vivere. Non ce l’ha con gli innocui fedeli musulmani che pregano Allah, ma con chi, con prepotenza, vuole forzare l’inserimento di usi e costumi difficilmente compatibili con la nostra società.
Le Pen. Per lei il nostro Matteo nutre un amore velato. Si potrebbe definire come la sua omologa francese. Forse questo paragone poteva essere poco credibile quando in Lega si parlava ancora solo di Nord e secessione. Ma da quando Salvini ha abbracciato tutta la penisola, il parallelismo ci sta tutto. E sembra anche orgoglioso di questo. Dal canto suo, Marine dichiara che il giovane segretario leghista la manda in estasi. Lui risponde dicendo che una donna così manca nel nostro Parlamento.
Milan. Basta togliere una «o» per scoprire un altro grande amore del Capitano. Il suo sogno? Un Milan sempre più italiano e l’azionariato dei tifosi. Silvio esaudirà i desideri del suo goleador numero uno?
Noi con Salvini. Il nuovo soggetto politico leghista che si rivolge al Sud. Lo aveva promesso ed è arrivato. Quello che colpisce però è la totale mancanza del colore verde, tipicamente leghista. Un ovale blu su campo bianco e la scritta in giallo e bianco «Noi con Salvini»: questo il simbolo, completamente innovativo per la tradizione padana.
Orecchino. La caratteristica numero uno di Matteo. Da sempre. O meglio, da quando ha terminato il servizio militare. Si dice sia scritto anche sulla sua carta d’identità nei segni particolari. A chi gli chiede se sarebbe disposto a levarlo qualora ottenesse incarichi di governo, risponde con un secco «no».
Pescare. Una delle passioni di Matteo. No, per una volta non si parla di elettori. Anche perché, secondo lui, quelli non «abboccano», ma partecipano. Quando si trova sul lago a riposarsi giusto quelle dieci ore, il Capitano spegne i telefonini, prepara la canna (da pesca ovviamente), monta la lenza, prende le esche e si piazza sulla riva.
Quirinale. Il Colle (politicamente) più importante di Roma. Nel sontuoso palazzo che spicca dalla sua cima, i Savoia ci avevano fatto la loro residenza, dopo secoli di proprietà vaticana. Ora, a chi gli chiede cosa ne farebbe, Salvini risponde: «Un museo». Che sia delle cere o meno poco importa.
Rom. Diversamente da quanto la gente possa pensare, è una realtà che Salvini conosce molto bene. Anzi, frequentemente ne visita qualcuno per certificare le condizioni in cui versano queste persone. Non è vero quindi che gli unici campi che Matteo frequenta sono quelli da calcio. E fa una precisa differenza tra i Rom e i nomadi: per i secondi, ovvero coloro che stazionano per un breve tempo, limitato e provvisorio in aree allestite appositamente, sarebbe disposto a investire i soldi degli italiani. Per chi invece appende il cappello al chiodo e ci rimane per vent’anni la soluzione è una: fuori a calci in... Finite voi la frase.
Secessione. Sembra sia diventata una parolaccia. Se prima era il saluto salviniano, oggi è diventata un tabù. Il buon Matteo ha capito che per restare a galla in questa palude di partiti, bisogna sacrificare qualcuno. E qualcosa. Ad esempio il desiderio secessionista. Salvini, però, non vuole disonorare del tutto la «vecchia scuola», così parla ancora di secessione. Ma, stavolta, da Bruxelles.
Tosi. Matteo lo definisce «una risorsa importante». Secondo il patto interno alla Lega proposto da Maroni, Salvini doveva essere il segretario federale, mentre Tosi il titolare della leadership della coalizione. Questo fino a qualche tempo prima dell’esplosione di Matteo. Non è un segreto che i veneti tosiani non vedano di buon occhio il segretario federale, ma di certo non possono sbandierarlo.
Università. Il tasto dolente. Uno dei suoi più grandi rimpianti. Credeva molto alla facoltà di Storia dell’Università degli Studi di Milano, al punto da rimanervi iscritto per ben dieci anni. Poco gli mancava: cinque esami e si sarebbe laureato, in barba alla Kyenge che gli ha fatto pesare la non conclusione del suo percorso accademico. Ma c’era l’esame di Letteratura italiana, e a lui «stava qua». Pochi sanno che durante i primi anni universitari, il nostro Matteo si manteneva agli studi lavorando in un fast food Burghy. Proprio un bravo ragazzo.
Vongole. Negli spaghetti, sono una prelibatezza salviniana. Ma Matteo va oltre. Si occupa delle vongole a 360°, prima ancora che arrivino sulla sua tavola. Difatti il Capitano è stato contattato addirittura dai pescatori di vongole, disperati per le normative che arrivano da Bruxelles e Strasburgo.
Zizzania. Specialità di giornalisti e invidiosi. Figuratevi ora che per la Lega è tutta discesa. Salvini ha dovuto scontrarsi anche con questa forma di cattiveria, da quando è alla guida del Carroccio. Ma anche da prima. Un esempio? Le voci sulle presunte rotture con Maroni e Tosi.