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 2015  febbraio 12 Giovedì calendario

Carlo Conti è il nuovo Pippo Baudo? «Il segreto del mio successo? Conosco il pubblico e mi piace fargli compagnia»

 Primo senza avere mai l’aria del vincitore. Anche nel giorno del trionfo – un italiano su due davanti alla tv – la Rai che festeggia, Carlo Conti ha la faccia di sempre e usa il suo verbo preferito: pedalare. «Continuo a pedalare, con il sorriso certo, ma guardo avanti. Diciamo che il sorriso a barchetta è diventato uno yacht». Imperturbabile. Del genere “una parola è poca e due sono troppe”, Conti non tradisce l’emozione ma l’emozione c’è. «Di solito non ho l’angoscia degli ascolti, se no non potrei vivere – confessa – ma stavolta alle dieci meno un quarto ho cominciato a guardare l’orologio. Ho avuto una sindrome nuova: quella del calciatore che tira un rigore e sa solo il giorno dopo se ha fatto rete o no. Il 49% è un dato inaspettato, mi spiace per quello 0,7% che è mancato per arrivare al 50% ma magari lo colmiamo».
L’erede di Pippo Baudo, a differenza del modello, non fa proclami, polemiche e non esprime mai giudizi, è pacato. Dalle sarte agli elettricisti, è coccolatissimo perché è rimasto il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare via. Quando dice che vuole un Sanremo per famiglie ci crede davvero, confessa che quell’urlo “Bacio bacio” è stata un’intuizione del momento. «Al Bano e Romina non lo sapevano, mi faceva ridere che cantavano “tenersi per mano” e stavano così distanti. Mi è venuto in mente quando Francesco Nuti in un suo film diceva: “Datevi un bacino”. L’ho detto un po’ così, alla fiorentina. Poi il pubblico ha iniziato a dire “bacio bacio” e sembrava un matrimonio. Una goliardia spontanea».
Unico eccesso l’abbronzatura, il successo dell’uomo tranquillo Carlo Conti, 53 anni, fiorentino, ex bancario, nasce dalla vita in provincia. Le paste la domenica con l’amico Giorgio Panariello, il bar con gli amici di sempre senza mai tagliare le radici. Si è sposato tre anni fa e l’anno scorso è diventato padre di Matteo: le foto paparazzate più hard lo ritraggono al supermercato che fa la spesa. Lo dice e lo rivendica: «Sono fortunato perché ho realizzato il mio sogno, non posso lamentarmi di niente sarei un ingrato». Non santo né fenomeno, ma «un italiano onesto» come si definisce lui «un onesto lavoratore e oggi mi sembra un gran complimento».
La sua carriera è figlia della tenacia, non ha mai sgomitato ma è andato dritto per la sua strada, dalle radio ai locali in Versilia, dai cabaret alla tv: trent’anni di Rai da Discoring a decine di show. Orfano di padre, studi di ragioneria, comunicò alla madre che avrebbe lasciato il posto fisso in banca per lavorare alla radio. «Mi disse solo: sei sicuro?». Il ragazzo con la montatura sbagliata e i capelli ricci da Napo orso capo era sicurissimo e la musica lo ha portato fin qui.
Il suo Festival gli assomiglia, gli auguri di Pieraccioni su Twitter («Vai grande Conti, sei il numero uno! Divertiti a Sanremo come nel 1988 a Succo d’arancia») spiegano chi è. Il palco dell’Ariston ha fatto perdere le staffe a chiunque, ma non al provinciale Conti che sa esattamente a chi parla: gli italiani come lui. «Il pubblico mi ha seguito sempre, lo conosco bene, gli faccio compagnia all’ora di cena con L’eredità, si è divertito con Tale e quale ha condiviso i suoi ricordi a I migliori anni.
Mai stato snob, fare tv popolare è un onore essere “nazionalpopolare” un complimento, vuol dire includere tutti. Non avevo l’ambizione di fare il festival, non l’ho rincorso, ci sono arrivato per gradi. A Sanremo ho detto sì nel momento giusto, perché avevo le idee chiare e avevo un progetto. L’importante è che ognuno arrivi al massimo delle proprie potenzialità». Quando dice: “State sereni”, a differenza dell’amico Matteo Renzi, che qualche sorpresa la riserva, con lui si possono dormire sonni tranquilli.