Corriere della Sera, 12 febbraio 2015
I tre studenti musulmani uccisi all’università della North Carolina. L’assassino odiava «tutte le religioni». Tutto però sarebbe nato per una banale lite su un parcheggio
Per la polizia Craig Hicks ha ucciso tre giovani studenti musulmani per una lite sul parcheggio sotto casa. Ma forse c’è altro dietro la strage e non solo perché lo sospettano le associazioni islamiche d’America: il killer potrebbe aver agito a causa del suo odio contro ogni forma di religione. Una vicenda per nulla chiusa dal primo comunicato.
Chapel Hill, North Carolina, un luogo tranquillo, almeno fino al pomeriggio di martedì. Attorno alle 17, nella zona del campus universitario si sentono degli spari, arriva una pattuglia e si imbatte in un uomo, Hicks per l’appunto, che si consegna senza opporre resistenza. Il killer ammette di aver sparato su tre ventenni, sorpresi vicino al loro appartamento. Sotto il fuoco dell’omicida sono caduti Deah Barakat, 23, la moglie Yusor Mohammad Abu-Salha, 21, e sua sorella Razan, di appena 19. Li ha colpiti alla testa, un’esecuzione brutale. Origini siriane, i tre seguivano i corsi universitari ed erano impegnati anche nel sociale. Insieme ad altri raccoglievano denaro da destinare ai profughi in Turchia, i civili scappati al conflitto nella vicina Siria. Dunque erano molto conosciuti, ragazzi solari, in apparenza ben inseriti nella realtà di Chapel Hill.
Un profilo opposto quello del loro assassino. Quarantasei anni, lascia spesso sul web messaggi contro qualsiasi forma di religiosità. Nella sua bacheca prende di mira «estremisti cristiani e musulmani», sostiene che la soluzione dei problemi in Medio Oriente è l’ateismo, pubblica una foto della sua calibro 38. È una sorta di militante solitario? Un terrorista interno che muove la sua guerra contro chi crede? È quello che la polizia cerca di capire, anche se dopo le prime verifiche cerca di ricondurre l’uccisione a contrasti di vicinato. I rapporti tra l’omicida e i tre studenti – spiegano gli investigatori – erano pessimi da tempo a causa di contrasti sul parcheggio. Possibile. Però c’è da capire se la diatriba sul posto auto non sia stata solo la scintilla per un odio covato verso i musulmani. I familiari degli studenti respingono la ricostruzione ufficiale sostenendo che Hicks aveva più volte lanciato minacce affrontando gli studenti con il revolver infilato nella cintura dei pantaloni. «Mia figlia mi aveva detto che “quest’uomo ci odia per quello che siamo e che rappresentiamo”», ha raccontato il padre di Yusor, medico nella zona. Lo temevano, ma non avevano immaginato che potesse usare le armi.
«Se osserviamo la dinamica, il passato dell’assassino con le sue prese di posizione di intolleranza, il fatto che le ragazze indossassero il velo e la crescente retorica anti Islam nella società americana riteniamo che le autorità federali debbano considerare motivazioni diverse» da quelle di un banale litigio. A sostenerlo l’Associazione musulmana Cair. Un appello accompagnato da una grande mobilitazione su Internet in difesa dei musulmani e con il lancio di una raccolta fondi in ricordo degli studenti. La polizia ha risposto assicurando che saranno esplorati tutti gli scenari, nessuno escluso: «Comprendiamo le preoccupazioni, non risparmieremo gli sforzi per fare chiarezza».
Sempre sulla Rete non sono mancate polemiche sulla copertura mediatica ritenuta, almeno nelle prime ore, insufficiente alla gravità di quanto avvenuto. Sono partiti paragoni con altri episodi violenti ma che hanno avuto come vittime delle persone di confessioni diverse. Questione che si ripropone spesso anche per gli sparatori di massa nelle scuole o negli uffici. Alcuni di questi massacri hanno certamente le caratteristiche di un attacco quasi eversivo: seminano panico, sono uccisi degli innocenti. Eppure si tende sempre a catalogarli come semplici atti di follia quando invece sono molto vicini al terrorismo, anche se manca la motivazione politica.