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 2015  febbraio 11 Mercoledì calendario

Ecco perché Putin è più pericoloso per l’Ucraina di quanto lo sia stato Milosevic nei Balcani

Putin è un Milosevic più pericoloso e potente mentre l’Ucraina è una sorta di super-Jugoslavia. Il parallelo tracciato da chi vuole armare l’Ucraina di Kiev contro i ribelli dell’Est appoggiati da Mosca può sembrare calzante. Simili persino gli echi della propaganda che portarono alla pulizia etnica dei Balcani. In Ucraina si riflettono nell’evocare le complicità delle milizie locali coi nazisti o i massacri dell’Armata Rossa (per non parlare dei 200mila ebrei uccisi in Volinia e delle stragi tra ucraini e polacchi), così come durante le ultime guerre balcaniche risorse tra i serbi la mitologia dei cetnici e tra i croati quella degli ustascia fascisti.
Allora si trattava di liquidare l’eredità di Tito e di una Jugoslavia dove convivevano popoli e nazioni diverse.
La storia, soprattutto quando si parla di stati semifalliti, anche finanziariamente, si presta a infinite distorsioni e diventa nemica della tolleranza come ricordava Milovan Gilas, il braccio destro di Tito che trattò con Stalin per evitare un’invasione sovietica, il quale poco prima di morire ricordava che nell’ex Jugoslavia «si stavano regolando i conti della seconda guerra mondiale».
La balcanizzazione è evidente fin dall’inizio. Il secessionismo lo spettro che si aggira in Ucraina in barba a ogni soluzione federale: perché è questo che vogliono Putin e i ribelli dell’Est rendendo il Paese ingovernabile. Fu proprio Putin, all’indomani dell’indipendenza del Kosovo dalla Serbia, ad affermare: «Questo è un precedente orribile che si ritorcerà contro gli occidentali».
Mosca ha puntualmente applicato il diritto del Kosovo all’autodeterminazione per giustificare la protezione delle minoranze russe e l’intervento in Crimea dove il Kosovo è stato richiamato esplicitamente per aderire alla Federazione russa. Vale la pena ricordare che nel ’99 a Pristina, dopo i bombardamenti, prima delle truppe Nato arrivarono quelle russe, accolte dai serbi in festa, mentre lo sbarco anglo-americano era stato rallentato dall’ostruzionismo della Grecia. Tensioni mai sopite, anche adesso che la Serbia è candidata all’ingresso nell’Unione. Al punto che a novembre in Vojvodina si è svolta una manovra militare congiunta Serbia-Russia, la prima per Mosca in uno stato non appartenente alla sfera dell’ex Urss.
Ma altri aspetti rendono più distante il parallelo Ucraina-Balcani. La disintegrazione jugoslava fu un conflitto devastante ma circoscritto e dopo l’intervento in Bosnia guidato dagli americani si andò avanti a trattare con Milosevic. La Russia allora fu spettatrice non protagonista. Quella in Ucraina è una guerra per procura tra Stati, viene percepito non soltanto come un conflitto da miliziani ma tra Mosca, gli americani, la Nato e una costellazione di ex membri dell’Urss o del Patto di Varsavia.
Visti i precedenti i russi non credono all’Occidente: Bush senior promise a Gorbaciov nel ’91 che la riunificazione tedesca non avrebbe portato la Nato oltre la vecchia cortina di ferro. L’Occidente non crede che Putin, come Milosevic, rispetterà i patti. Ma se i Balcani per un decennio sono stati la guerra alla porta di casa, che per i suoi effetti economici e politici si poteva cinicamente ignorare, l’Ucraina è già la guerra dentro l’Europa.