Libero, 11 febbraio 2015
Affittopoli. Quando una casa a via del Colosseo costa 45 euro al mese
Vendere quasi 600 immobili (tra appartamenti, negozi, box auto e pertinenze), per racimolare 300 milioni. La grande dismissione immobiliare romana, dell’era Marino parte come una necessità (fare cassa). Però, poi, si scopre che gli inquilini (molti i morosi, circa la metà senza titolo), pagano – o dovrebbero pagare – pigioni ridicole. Anche meno di 100 euro al mese per un appartamento vista Fori Imperiali, un loft affaccio Colosseo, o la frazione di una villetta su via della Camilluccia (location romana prescelta da tutte le ambasciate ricche). Benvenuti alla nuova Affittopoli in salsa romana. La genesi è quasi virtuosa: il ministero dell’Economia l’anno scorso decise di concedere a Roma Capitale un generoso intervento economico (qualche centinaio di milioni, nel Salva Roma ter), per evitare al Campidoglio la bancarotta. Nelle premesse di via XX Settembre per concedere i quattrini venne posto l’obbligo di dismettere partecipazioni e proprietà, oltre a rivedere i salari accessori dei 24mila dipendenti capitolini. Nel piano di dimissione rientrano appunto i 571 immobili che appartengono all’amministrazione comunale. Ieri – dopo giorni di proteste e minacce – la maggioranza (Pd) in Aula Giulio Cesare ha deciso di posticipare (forse a venerdì) il voto sulla delibera di giunta che avvia l’iter di vendita. Questo anche perché il quotidiano Il Tempo ieri ha cominciato a pubblicare l’elenco completo degli immobili oggetto della vendita, i metriquadri e, soprattutto, il canone che gli attuali inquilini dovrebbero pagare. La vecchina con 600 euro di pensione – che per una vita ha vissuto in centro storico – non va sradicata dal rione, e si può anche comprendere che paghi (se può) appena 50 euro al mese. Ma il professionista, o il figlio o nipote del legittimo assegnatario che si è formalmente installato a casa della parente (prendendovi la residenza), magari no. Magari è in grado di pagarsi un affitto di mercato. E che dire del quasi 50% di occupanti che non solo non pagano gli affitti già di favore, ma che secondo il Comune neppure pagano pochi spiccioli? Mistero. In Aula Giulio Cesare è successo un parapiglia. Costringendo la maggioranza a rinviare l’approvazione della delibera di giunta. «Abbiamo deciso di invertire i lavori perché le opposizioni avevano chiesto della documentazione», ha spiegato serafico il capogruppo del Pd in Comune, «vogliono i nomi degli affittuari degli immobili e capire quali sono quelli di pregio o no». Panecaldo – “azionista di maggioranza” della giunta che puntella Marino – giustifica la ritrosia a far uscire i nomi degli assegnatari e degli occupanti sibilando un sospetto: che qualcuno voglia speculare: «Quell’elenco potrebbe far gola. Mi auguro non se ne faccia un uso improprio anche perché ci potrebbero essere delle persone interessate a speculare sulla pelle di chi non ha la possibilità di acquistare l’immobile». Il Comune ha infatti deciso di applicare agli affittuari che intendano comprare uno sconto del 30% sul valore di mercato. Oppure la facoltà di restare inquilino a canoni prestabiliti. Per fugare i timori di malversazione basterebbe chiedere agli 007 dell’Autorità anticorruzione – che da settimane passano al vaglio i bandi di gara del Campidoglio dopo lo scandalo di Mafia Capitale – di buttare un occhio su questi 600 affittuari. Magari incrociando i nomi degli assegnatari con l’anagrafe dei dipendenti comunali. Poi – volendo fare le cose per bene – basterebbe andare al Comando dell’Arma dei Carabinieri, o a via XXI aprile (Fiamme Gialle), e chiedere aiuto. Marino ha messo in bilancio 2015 entrate per 309 milioni proprio dalla dismissione di questo patrimonio. Peccato che applicando uno sconto del 20/30% un terzo dell’incasso “virtuale” sfumerebbe via. Tanto più che i prezzi ipotizzati si basano su stime e valori fissati dall’Agenzia del territorio (ex Catasto). Non sarà sfuggito al sindaco, né alla giunta comunale, che i prezzi immobiliari anche a Roma stanno continuando a scendere dal 2008 ad oggi. E secondo le stime di settore continueranno a scendere anche nel 2015 e nel 2016. Quindi vendere ora potrebbe non essere la migliore delle scelte per fare cassa. O la grande fretta nell’approvare la delibera magari può far piacere a qualche “amico degli amici” che in Campidoglio, negli ultimi anni, ha avuto ascolto. E spuntato un contratto di affitto a prezzi di favore.