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 2015  febbraio 11 Mercoledì calendario

L’appello conferma i 16 anni a Preiti, lo sparatore di Palazzo Chigi, che il 28 aprile del 2013 ferì quattro carabinieri

Tutto confermato in appello per Luigi Preiti, l’uomo che il 28 aprile del 2013 sparò davanti Palazzo Chigi contro alcuni carabinieri ferendone quattro di cui uno, il brigadiere Salvatore Giuseppe Giangrande, in modo molto grave. I giudici hanno ribadito la condanna a sedici anni di reclusione per l’operaio di origini calabresi che decise di compiere l’azione proprio nel giorno in cui l’allora presidente del Consiglio, Enrico Letta, giurava davanti al presidente della Repubblica Napolitano. La sentenza è stata emessa dai giudici della prima sezione d’appello di Roma presieduta da Giovanni Masi. 
LA REAZIONE
L’imputato ha seguito la lettura della sentenza in Aula ma senza far trasparire dal suo volto alcuna reazione. Nei suoi confronti il procuratore generale aveva sollecitato una condanna a diciotto anni per l’accusa di tentato omicidio plurimo e porto abusivo d’armi. I giudici d’Appello hanno disposto nei confronti anche il pagamento delle spese di giudizio. 
Lasciando la Corte d’Appello al termine della lettura della sentenza la figlia di Giangrande, Martina, si è limitata a dire che la decisione presa dai giudici di secondo grado «è giusta» e «va bene così». A chi le chiedeva se avesse qualcosa da dire a Preiti la ragazza ha risposto in modo molto deciso: «A lui non ho proprio nulla da dire». In merito alle attuali condizioni di salute del padre Martina ha aggiunto che al momento sono «stabili e questo è già un grosso risultato». 
LA DIFESA
Dal canto loro gli avvocati di Preiti hanno annunciato che faranno ricorso in Cassazione. Gli avvocati Raimondo Paparatti e Mauro Danielli, hanno rilevato come al muratore di origine calabrese «non sono state nemmeno riconosciute quelle attenuanti generiche chieste dalla stessa procura in sede di giudizio di primo grado». L’uomo originario di Rosarno, che una perizia psichiatrica nel processo di primo grado ha dichiarato capace di intendere e di volere al momento del fatto, ha sempre sostenuto di voler fare un gesto eclatante, legato alla sua condizione di disoccupato, ma di non voler uccidere. Per il giudice di primo grado, Filippo Steidl, Preiti, che venne giudicato con rito abbreviato, non fece fuoco «alla cieca» contro i militari, ma «contrariamente a quanto da lui dichiarato», scrisse il giudice, mirò «specificamente alle singole persone». Giangrande, colpito al collo, è ancora impegnato in una difficile riabilitazione.