il Messaggero, 11 febbraio 2015
La corruzione è il peggior nemico della crescita. Così, ieri la Corte dei conti all’inaugurazione dell’anno giudiziario
Visto dalla Corte dei Conti è la corruzione uno dei peggior nemici della crescita. È quello più infido che sa approfittare al meglio della crisi per fare «danni devastanti». Una minaccia «seria», il malaffare, al quale la collettività rischia anche pericolosamente di «assuefarsi con rassegnazione», avverte il presidente Raffaele Squitieri (nella foto) all’inaugurazione dell’anno giudiziario. Anche perchè è ancora tutto da misurare l’impatto di «alcune novità di grande rilievo» sulla crescita di tutta Europa: il calo del petrolio, la svalutazione dell’euro, la maggiore flessibilità dei paletti Ue, e il piano d’acquisti della Bce.
Il punto è che «crisi economica e corruzione procedono di pari passo, per Squitieri, in un circolo vizioso nel quale l’una è causa ed effetto dell’altra». E questo anche perchè «la ricerca talvolta affannosa di strategie di uscita dalla crisi e la competizione esasperata per l’accesso a risorse limitate favoriscono la pratica di vie illecite ed attività illegali». Con effetti «sull’efficienza del sistema e impatto «devastante» sulla creazione «di condizioni favorevoli» alle imprese e alla crescita.
Poi, lo sguardo rivolto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Squitieri tocca il punto più delicato della sua relazione: «il pericolo più serio per la collettività», e cioè «la rassegnata assuefazione al malaffare, visto come un male senza rimedi. Non possiamo permettere», puntualizza, «che questo accada». Agire significa «perseguire a livello di Amministrazione pubblica obiettivi concreti e garantire un sistema di servizi efficiente e sostenibile». Di qui la necessaria riorganizzazione delle strutture dello Stato». Parole che appaiono molto più di un monito in vista della definizione del ddl anticorruzione da parte del governo. Quello che serve è un’azione pubblica «spedita e trasparente», insistono i magistrati contabili, ai quali fa eco il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia: la corruzione si combatte con una Pa più semplice e dati pubblici aperti.
QUADRO ECONOMICO DIFFICILE
Nel frattempo l’Italia ha un «quadro di estrema fragilità e di perdurante sfiducia degli operatori». E le recenti previsioni non sembrano essere incoraggianti, visto che il presidente fa riferimento a una previsione di Pil 2016 che resterebbe di ben 7 punti al di sotto di quello del 2007, anno precedente allo scoppio della crisi. E i fattori che dovrebbero modificare consistentemente lo scenario? Le attese sono positive, ma «il quadro che si prospetta è assai composito e difficile da decifrare o da leggere in modo unidirezionale», ammette Squitieri. Ad esempio, per quanto riguarda il ribasso del petrolio, «non si può escludere che l’ulteriore calo dei prezzi possa accentuare il deterioramento delle aspettative e portare a nuovi rinvii delle decisioni di spesa» invece che spingere il Pil.
Intanto dalla corposa relazione del Procuratore generale della Corte, Salvatore Nottola, emergono alcuni numeri clamorosi. Come quelli che fotografano il primato negativo per le Regioni nelle spese irregolari. Circa 2/3 di quelle finite sotto la lente della Corte fanno infatti riferimento agli enti territoriali, e in particolari alle Regioni del Sud che da sole arrivano al 60,4% delle irregolarità rilevate. Colpa della «criminalità organizzata e di un più marcato ritardo nella crescita economica». Nell’ambito dei Fondi strutturali, il Fesr è quello per il quale sono individuabili i più alti importi di spesa irregolare (17,8 milioni). E la Regioni nella quale si registrano i maggiori importi è la Calabria (7,7 milioni). Ma la mala gestio «si manifesta anche nelle assunzioni illegittime. Visti anche i due atti di citazione emessi dalla Procura regionale per il Lazio nei confronti di Atac e Ama per un danno presunto di 15 milioni.