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 2015  febbraio 11 Mercoledì calendario

La banda degli orfani. La malavita romena aveva comprato oppure rubato nove ragazzini ospitati in un istituto a Piatra Neamt, nordest del Paese. Li aveva preparati all’«arte criminale» della rapina e una volta cresciuti li aveva spediti fuori dai confini. Destinazione le gioiellerie di Bruxelles e Londra, Parigi e quella in via della Spiga a Milano, assaltata due volte nel 2013, a febbraio e maggio, per un bottino complessivo sui cinque milioni di euro. Ora sono in prigione

Usciti dall’orfanotrofio, sono finiti in prigione. La malavita romena aveva comprato oppure rubato (gli accertamenti sono in corso) nove ragazzini ospitati in un istituto a Piatra Neamt, nordest del Paese. Li aveva presi in custodia, preparati all’«arte criminale» della rapina e una volta cresciuti li aveva spediti fuori dai confini. Destinazione le gioiellerie delle principali città europee: in due (Bruxelles e Londra) è probabile ma non provato che abbiano colpito; in altre due hanno devastato e razziato. È successo in place Vendôme a Parigi e in via della Spiga a Milano dove la gioielleria Franck Muller è stata assaltata due volte nel 2013, a febbraio e maggio, per un bottino complessivo sui cinque milioni di euro. 
Le scorrerie in uno dei luoghi più protetti d’Italia erano diventate una «ragione di Stato» dopo che il ministro dell’Interno Alfano aveva promesso al titolare, con una visita in negozio, che i responsabili sarebbero stati presi. Capacità degli investigatori (azione congiunta di carabinieri e poliziotti) ed errori dei banditi hanno portato alle catture e all’epilogo della banda degli orfani. I rapinatori hanno tra i 20 e i 25 anni. Si muovevano in bus (a bordo della compagnia Atlassib che garantisce collegamenti in tutta Europa) e in treno per non lasciare traccia «nominativa» con l’aereo e incappare in controlli in macchina su strade e autostrade. In entrambe le circostanze a Milano sono arrivati con due giorni di anticipo. Si sono accampati in tenda nei campi della periferia del quartiere Bonola, ovest cittadino. Non hanno chiesto supporto logistico a connazionali: non si fidavano di nessuno. La vigilia hanno compiuto sopralluoghi in via della Spiga. Così facendo sono stati filmati da un centinaio di telecamere di negozi e condomini. L’indomani, con addosso i medesimi vestiti, spesso non coperti in volto da cappucci e passamontagna, sono entrati nella gioielleria armati di bastone e asce, e hanno distrutto (lasciando impronte, non tutti indossavano guanti) le teche che custodivano gli orologi. Tempi comunque ridottissimi: 56 secondi d’azione. E via di fuga coperta con il lancio di molotov. 
Le indagini della squadra rapine del Nucleo investigativo dei carabinieri guidato dal tenente colonnello Alessio Carparelli e della sezione antirapine della squadra Mobile diretta da Alessandro Giuliano hanno avuto scarso «apporto» dalle intercettazioni (i banditi hanno immediatamente buttato i cellulari) e fondamentale aiuto dalle telecamere. Il lavoro di scrematura e visione è stato immane. Gli investigatori hanno demarcato una probabile area dentro la quale si sarebbero potuti muovere i banditi sbucando dalle più vicine stazioni del metrò. Dopodiché, a partire dal negozio Franck Muller sono stati «tracciati» cerchi concentrici, e passo dopo passo sono state annotate le telecamere. Decisivo è stato un paio di Puma bianche e nere calzate da uno dei banditi. I ragazzi hanno abbandonato strada facendo i vestiti (k-way e berretti) ma l’uomo delle Puma ha tenute le scarpe fin quando è scomparso dai radar delle telecamere. 
Ci hanno messo del loro, i rapinatori. Come quando a Firenze, nel luglio 2013, preparavano l’assalto alla gioielleria Vertigo in via di Parione e camminavano per un sopralluogo. Una pattuglia di polizia li aveva notati. Dei quattro fermati, due avevano collegamenti con le rapine milanesi. È stata la svolta dell’inchiesta coordinata dai pm Francesca Celle ed Enrico Pavone e dal procuratore aggiunto Alberto Nobili. Rimane da capire dove siano andati gli orologi rubati (appena due quelli trovati) e chi siano i capi dell’organizzazione. I boss sono in Romania. In giro per l’Europa c’era la manovalanza, pagata una «miseria»: 200 euro a testa per ogni rapina.