Corriere della Sera, 11 febbraio 2015
Salvini invita i sindaci a scendere in piazza contro il governo il prossimo 28 febbraio. Da pokerista consumato, il leader della Lega si prepara alla nuova sfida: «ribaltare tutto e riprenderci il futuro»
«A partire da oggi, tutti i sindaci di Italia riceveranno il nostro invito. Tutte le associazioni di categoria, tutte le associazioni professionali. Questa non è più soltanto una manifestazione della Lega, ma è di tutti. Di tutta l’Italia». Matteo Salvini, da pokerista consumato, si prepara alla nuova sfida: la discesa in piazza che si svolgerà in piazza del Popolo, a Roma, il prossimo 28 febbraio. Una prova di forza, senza dubbio, che punta a dimostrare quanto il messaggio «nazionale» della Lega sia riuscito a fare breccia dove quello della Lega «padanista» mai avrebbe potuto arrivare. E così, oggi aprirà il sito renziacasa.com, riferimento per la promozione internet dell’iniziativa insieme alla pagina Facebook di Salvini, oltre a un numero di telefono per le informazioni pratiche.
Ma i rapporti con il resto del centrodestra, con l’eccezione di Fratelli d’Italia, restano tesi. Le trattative sono in corso e non è indifferente chi sarà invitato a parlare dal palco. Il segretario leghista per il momento non si sporge troppo: «Lo valuteremo. Abbiamo tante richieste, bisognerà trovare la formula giusta». Ma il punto non è certo la sola manifestazione.
Giovanni Toti chiarisce che Forza Italia all’iniziativa «non ha aderito». E non soltanto perché, «come ha detto lo stesso Salvini, il percorso di avvicinamento tra i nostri partiti è appena cominciato». Il fatto è, spiega il consigliere politico azzurro, che «ci attendiamo una Lega che rispetti gli accordi stretti fin da quando abbiamo riconosciuto a loro la candidatura per il presidente dell’Emilia-Romagna». A oggi, per gi azzurri, il piatto piange: «I toni di Salvini non mi paiono particolarmente rispettosi di quanto fin qui avevamo stabilito insieme». Dunque, Toti avvisa: «Se la Lega pensa a un patto leonino, faccia bene i propri conti, non mi pare abbia i numeri per trainare l’intero centrodestra». Conclusione: «Noi siamo disponibili, la Lega è un alleato strategico da vent’anni. Ma ci aspetteremmo da parte loro altrettanta generosità. Al momento, non l’abbiamo vista. Anzi, quel che si coglie è qualche furbizia di troppo».
Giusto ieri, sul profilo Facebook di Matteo Salvini è apparso una sorta di sondaggio: «Dialogo con Forza Italia, sì o no: voi che ne pensate?». Alle 20.30 di ieri, i «mi piace» erano già oltre 4.700. Ma quelli favorevoli all’alleanza apparivano in nettissima minoranza. Il più apprezzato (529 «likes»): «Se ti allei con Berlusconi, perdi un mare di voti tra cui il mio...».
Ma il capo leghista dovrà anche badare alle questioni interne. Il sindaco di Verona Flavio Tosi, ieri, è stato durissimo nei confronti di Salvini. Ha parlato infatti «non di duello nella Lega», ma di «patti disattesi e di parole date ma non mantenute». Il riferimento è spiegato con chiarezza: il punto sono gli «accordi che prevedevano autonomia di decisione per ogni Regione sulle proprie alleanze e proprie liste. Non un partito milanocentrico». Il fatto è che l’ultima parola su liste e alleanze è stata avocata al consiglio federale della Lega (leggasi Salvini) invece che a quello «nazionale» (che in questo caso significa veneto). Niente lista civica per Tosi alle prossime regionali, dunque. Anzi, lo sta-tuto leghista è in corso di riscrittura proprio per mantenere una governance «federale» a fronte di responsabilità, anche economiche e patrimoniali, di ciascuna regione.
Ma lo stesso governatore lombardo Roberto Maroni ieri ha speso pubbliche considerazioni nei confronti del Ncd, con cui Salvini ha escluso alleanze ove non siano già esistenti: «Qui le cose funzionano – ha detto – c’è sintonia con tutte le forze della maggioranza. Non a caso avevo indicato il modello Lombardia per il futuro del centrodestra».