Corriere della Sera, 11 febbraio 2015
Mattarella nel Giorno del Ricordo: «Per troppo tempo le sofferenze patite dagli italiani giuliano-dalmati con la tragedia delle foibe e dell’esodo hanno costituito una pagina strappata nel libro della nostra storia. Ora, la comune casa europea permette a popoli diversi di sentirsi parte di un unico destino di fratellanza e di pace... Un orizzonte di speranza nel quale non c’è posto per l’estremismo nazionalista, gli odi razziali e le pulizie etniche»
La «guerra della memoria» che si è combattuta in Italia dal 1945 ha tenuto per mezzo secolo ai margini delle narrazioni ufficiali il dramma di chi era nato e vissuto sull’altra sponda dell’Adriatico. Un’amnesia scandalosa, che il presidente della Repubblica ha rievocato ieri, mentre celebrava alla Camera dei deputati il «Giorno del ricordo». Parole pesate e pesanti, le sue: «Per troppo tempo le sofferenze patite dagli italiani giuliano-dalmati con la tragedia delle foibe e dell’esodo hanno costituito una pagina strappata nel libro della nostra storia». Poi, undici anni fa, abbiamo cominciato a lasciarci alle spalle quel passato che non passava mai. E quei dolorosi eventi, fino ad allora percepiti dalla politica come troppo problematici da onorare visto che eravamo tutti prigionieri di ricordi selettivi (e ognuno restava sempre ostaggio dei propri paradigmi ideologici), ha cominciato ad essere metabolizzato davvero, facendo ritrovare unito il Paese. Infatti, certifica ancora il capo dello Stato, «il Parlamento, con decisione largamente condivisa, ha contribuito a sanare una ferita profonda nella memoria e nella coscienza nazionale». Oggi, oltre a riconoscerci finalmente legati e solidali dentro le stesse basi fondative, c’è per fortuna l’Europa, a sgombrare il timore che simili tragedie si ripetano. Ecco, per Sergio Mattarella, l’antidoto di cui disponiamo. E, anche se l’ultimo conflitto nell’ex Jugoslavia è un’esperienza ancora vicinissima e carica di lutti, nessuna malintesa smania patriottica e nessuna degenerazione sciovinista potranno mai più materializzare certi vecchi incubi. Il presidente se ne sente sicuro. Tanto più se riflette sui nuovi rapporti costruiti a Est dall’Italia, in particolare sull’ormai definitiva riconciliazione con Slovenia e Croazia. Tanto sicuro da dire appunto che «la comune casa europea permette a popoli diversi di sentirsi parte di un unico destino di fratellanza e di pace... Un orizzonte di speranza nel quale non c’è posto per l’estremismo nazionalista, gli odi razziali e le pulizie etniche».