Corriere della Sera, 11 febbraio 2015
Breve storia delle guerriglie ucraine
L’Ucraina ha una lunga tradizione di lotte contro il potere di Mosca, prima russo e poi sovietico. Unica tra le Repubbliche dell’Urss, la regione continuò a essere teatro di scontri armati tra le forze «antiterrorismo» del Cremlino e le formazioni indipendentiste, per anni dopo la fine dell’occupazione nazista e della Seconda guerra mondiale: solo nel 1955 i movimenti partigiani vennero sconfitti. Durante l’occupazione tedesca, non pochi ucraini, in odio ai sovietici e al comunismo e sperando di favorire la concessione dell’indipendenza, si misero al servizio degli occupanti andando a formare la 14ª divisione SS Galizia : secondo alcune fonti (non univoche) la divisione e altre formazioni paramilitari ucraine si macchiarono di numerose atrocità contro ebrei e polacchi, uccidendo tra le 70 mila e le 110 mila persone. Dopo il ritorno dell’Armata Rossa, le vittime furono centinaia di migliaia: secondo dati pubblicati dal sito storiaverità.org tratti dagli archivi resi accessibili dopo la caduta dell’Unione Sovietica, nel solo 1945 (la riconquista risaliva a un anno prima) furono fucilati o impiccati 218.865 uomini e donne ucraine. I partigiani rispondevano ai rastrellamenti con migliaia di attacchi alle forze militari del regime, con attentati dinamitardi e con assassini mirati, come quelli del maresciallo dell’Armata Rossa Nikolai Vatutin (marzo 1944) e del generale polacco Karol Swierczewski (febbraio 1947).