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 2015  febbraio 11 Mercoledì calendario

La difesa di Dominique Strauss-Kahn: «Non sapevo che fossero prostitute. Non ho commesso crimini. Erano solo serate libertine». Ma la testimone Mounia sostiene che il Re della Festa non poteva ignorare la sua professione: «Piangevo e dicevo che mi faceva male, era chiaro che non fossi contenta. Non avevo l’abitudine a quelle pratiche. Erano rapporti contro natura»

«Erano solo poche feste all’anno». Dominique Strauss-Kahn si difende alla sbarra dall’accusa di sfruttamento della prostituzione. Un giro di escort per quelle che lui definisce «serate libertine» e che sarebbero costate tra il 2008 e il 2011 quasi 100mila di euro, ma non pagati da lui. Sono infatti due suoi amici, gli imprenditori Fabrice Pazskowski e David Roquet, che reclutavano le prostitute e poi organizzavano le orge in cui Dsk era, secondo la definizione dei pm, il “Re della Festa”. L’obiettivo, secondo la difesa, era quello di entrare nelle grazie di colui che all’epoca era uno degli uomini più potenti al mondo e che di lì a poco avrebbe probabilmente varcato la soglia dell’Eliseo.È stato il giorno più difficile per Dsk nel processo iniziato a Lille dieci giorni fa e in cui compare con altri 13 imputati. Al suo arrivo, Strauss-Kahn è stato assalito dalle Femen, che hanno tentato di gettarsi a seno nudo contro la sua berlina nera, al grido di «papponi e clienti: tutti condannati!». Gli agenti di guardia, inizialmente presi alla sprovvista, hanno bloccato le attiviste, ma solo dopo che una era già riuscita a salire sul cofano della macchina. Davanti ai giudici, Dsk ha poi ripetuto come un mantra la sua linea difensiva: «Non ho commesso crimini né delitti». «Non poteva ignorare che fossi una prostituta», ha invece spiegato Mounia, raccontando in lacrime il dolore provato per un rapporto «contro natura» imposto da Dsk nel 2009. «Non avevo l’abitudine a quelle pratiche», ha sottolineato la donna. «Piangevo e dicevo che mi faceva male, era chiaro che non fossi contenta. Anche se ero comunque consenziente: avevo bisogno di quei soldi». La squillo di origini marocchine ha precisato che a pagare non era mai Dsk, ma sempre i suoi amici e prima degli incontri. «Ma non potevano esserci dubbi che fossimo retribuite» ha sottolineato la prostituta. Poi è stata chiamata davanti ai giudici anche Jade, un’altra escort, che ha raccontato con dettagli molto crudi una serata all’hotel Murano di Parigi, per la quale è stata pagata 500 euro. «Ero trattata come una cosa – ha spiegato – non ero presente in quanto persone. È già tanto che non mi hanno messo la mano sulla testa per fare una fellatio. Era tutto molto bestiale».«Non abbiamo vissuto le situazioni nello stesso modo», ha replicato Strauss-Kahn che, riferendosi a Jade, ha aggiunto: «Non dico che mente, ma evidentemente non abbiamo gli stessi ricordi». Nel corso dell’udienza Dsk ha anche detto di non provare alcun interesse ad andare con le prostitute, si è vantato del suo fascino («Mi è capitato molte volte che delle donne si offrissero a me») e ricordato la sua statura di grande economista. «Quando ero al Fondo monetario internazionale, abbiamo salvato il pianeta da una delle peggiori crisi finanziarie», ha detto, negando la visione ‘venduta’ dall’accusa di una sua ossessione «frenetica» e «incontrollata» per i festini hard. Dsk rischia fino a 10 anni di carcere e una multa da 1,5 milioni di euro.