la Repubblica, 11 febbraio 2015
Wang Jialin il miliardario di Stato scelto dal presidente Xi Jinping per conquistare il soft-power globale di sport e spettacolo. Il magnate di Wanda Group ho ha il profilo basso: esibisce denaro, lusso e belle donne, si circonda di registi e star, investe all’estero, ama Marx, Picasso e ha un museo dove esporre la sua collezione privata. Solo la passione sportiva è recente, a gennaio ha acquistato il 20% dell’Atletico Madrid e ora si è preso Infront
La Cina vuole diventare una super-potenza anche nel calcio e Wang Jianlin è il miliardario di Stato scelto dal presidente Xi Jinping per conquistare il soft-power globale di sport e spettacolo. Il magnate di Wanda Group non è un «nuovo ricco» e neppure un giovane rampante. L’uomo deciso a “cinesizzare” il football per trasformarlo nello show industriale del secolo ha 60 anni, è nato nel Sichuan ed è figlio di un alto funzionario del partito comunista, spedito da Mao in Tibet per colonizzare la «regione ribelle». Ha servito per quindici anni nell’esercito popolare di liberazione, si è laureato a Liaoning, si è iscritto al partito nel 1976 e ne è stato a sua volta dirigente, cominciando la carriera a Dalian. Il salto dallo Stato al privato risale al 1989, anno-chiave della strage di piazza Tiananmen. Anche l’era di Deng Xiaoping sta per chiudersi, la Cina si apre a commercio e finanza, l’urbanizzazione fa esplodere il mercato immobiliare. Wang Jianlin è già un manager di successo e nel giro di quattro anni diventa direttore generale e presidente del colosso edilizio Dalian Wanda. La sua fortuna grazie alla fedeltà al partito-Stato cresce in modo vertiginoso. Oggi Wanda Group non è solo il primo gruppo dell’immobiliare cinese, con affari in tutto il mondo e 159 shopping center e 71 hotel di lusso solo in patria. Considerando maturo il business del cemento, colui che i 90 mila dipendenti chiamano semplicemente “il Presidente” ha diversificato nelle bevande, in una dozzina di mega- parchi dei divertimenti per fare concorrenza alla Disney, in centinaia di karaoke, e quasi 900 cinema Imax e 3D. Wang Jianlin, membro della Conferenza consultiva del popolo e di tutte le associazioni cinesi degli imprenditori, è così il proprietario con più sale cinematografiche al mondo, sta scalando le più storiche case produttrici di Hollywood e ha ingaggiato una sfida personale con Jack Ma, tycoon di Alibaba, per il controllo anche dell’e-commerce. Il suo impero, grazie alla svendita dei terreni pubblici da parte dei funzionari locali, resta saldamente ancorato all’immobiliare. Con l’ascesa di Xi Jinping al potere, profeta del “sogno cinese”, si è orientato però sempre più verso l’intrattenimento, per ragioni sia di business che politiche. Parchi dei divertimenti, karaoke, cinema, web e ora sport gli hanno consentito di fondere cemento e comunicazione, commercio e cultura, la Cina con il resto del mondo, fino a oscillare tra i primi tre miliardari del Paese. Forbes e Hurun lo accreditano oggi del secondo posto, con un patrimonio di 28,1 miliardi di dollari, 26° uomo più ricco del pianeta. Davanti a lui, da poche settimane, in patria c’è il nuovo imperatore dei pannelli solari, Li Hejiun del gruppo Henergy, subito dietro proprio Jack Ma, che sconta un calo delle azioni di Alibaba dopo la quotazione record a Wall Street. I collaboratori raccontano che Wang Jianlin dirige il suo impero come fosse la sua vecchia caserma: mai un ritardo, giacca e cravatta obbligatorie, pianificazione maniacale, lavoro 24 ore su 24 ogni giorno della settimana, concorrenti considerati come nemici, meno di cento manager ammessi a partecipazioni azionarie. Rispetto ai primi capitalisti post-rivoluzionari, non ha scelto il profilo basso: esibisce denaro, lusso e belle donne, si circonda di registi e star dello spettacolo, investe all’estero e non nasconde di essere uno dei più prodighi collezionisti d’arte dell’Asia. Due anni fa ha acquistato un’opera di Picasso per 28,2 milioni di dollari (base d’asta un terzo) e ha costruito uno spettacolare museo a Shanghai per esibire la sua collezione di moderni e contemporanei. Solo la passione sportiva è recente, ispirata dagli appelli del calciatore Xi Jinping, ritratto più volte a tirare calci ad un pallone. A fine gennaio, dopo aver rilevato varie immobiliari in Spagna, ha investito 45 milioni di euro per il 20% dell’Atletico Madrid. Ieri l’ufficializzazione di Infront, per 1 miliardo e 50 milioni di euro. Se oligarchi russi ed emiri arabi accettano di farsi spennare per esibire club storici e trofei, i turbo capital-comunisti cinesi puntano al contrario, anche in Europa, a guadagnare. Per ora non acquistano squadre, ma diritti tivù, merchandising e licenze per costruire stadi-centri commerciali. Due le missioni di Wang Jianlin. Quella personale è conquistare la polpa universale del pallone, da unire al cinema per trasformarsi nel re dello spettacolo globale. Quella per conto della leadership rossa è invece proiettare la Cina ai vertici mondiali dell’industria sportiva, ritenuta l’arma più formidabile per assicurare a Pechino il soft-power del secolo. Xi Jinping vuole che la Cina si trasformi entro il decennio in una potenza calcistica e sportiva, aprendo a imprese e sponsor del settore un mercato colossale. Il “nuovo Mao” ha ordinato alla nazione di tornare a qualificarsi per la fase finale dei Mondiali, poi di ospitare un’edizione dei campionati e infine di vincere la sua prima Coppa. Lo scorso anno Beckham è stato nominato ambasciatore del calcio cinese, i club nazionali stanno facendo razzia di allenatori e giocatori stranieri. Il governo ha stanziato 2 miliardi di euro per lanciare 200 campus e 20 mila scuole di calcio, selezionando 100 mila aspiranti campioni entro tre anni, mentre il calcio sta per diventare obbligatorio addirittura a scuola. La Cina autoritaria del Duemila sostituisce gli Usa democratici del Novecento: il presidente Xi Jinping è il suo leader, il mandarino Wang Jianlin il suo profeta. Cultore del “Capitale” di Marx, che dona ai suoi ospiti, si è limitato ieri a commentare: «Più le persone diventano ricche, più cambiano le cose a cui danno valore». E questa volta, compagni, tocca al calcio.