la Repubblica, 11 febbraio 2015
L’ultima lettera di Kayla, la cooperante americana uccisa in Siria: «Ho imparato che in ogni prigione si può essere liberi»
Kayla Jean Mueller, la cooperante americana rapita nel 2013 in Siria, è morta. Lo ha annunciato la sua famiglia e lo ha confermato anche Barack Obama, «con profonda tristezza». La famiglia della ragazza ha diffuso il testo dell’ultima lettera scritta da Kayla durante la prigionia«A voi tutti, se state ricevendo questa lettera, significa che sono ancora prigioniera mentre i miei compagni di cella sono stati rilasciati. Ho chiesto loro di contattarvi e farvi avere questa lettera. È difficile sapere cosa dire. Per favore, sappiate che sono in un luogo sicuro completamente illesa e in salute (ho messo su dei chili, in effetti). Sono stata trattata con estremo rispetto e gentilezza.Il solo pensarvi mi scatena un attacco di lacrime. Durante tutta questa esperienza, il mio “travaglio” è dipeso tutto dalla consapevolezza di quanta sofferenza vi abbia fatto attraversare. Non vi chiederò mai perdono poiché non merito il vostro perdono. Mi ricordo quando mamma mi diceva sempre che, tutto sommato e alla fine, l’unica cosa che abbiamo davvero è Dio. Sono arrivata a un punto in quest’esperienza in cui, in ogni senso del termine, mi sono arresa al nostro creatore perché letteralmente non c’era nessun altro.E grazie a Dio e alle vostre preghiere, sono stata teneramente cullata in una caduta libera, mi è stata mostrata la luce nell’oscurità e ho imparato che in ogni prigione si può essere liberi. Sono grata. Sono arrivata a vedere che c’è del buono in ogni situazione, a volte dobbiamo solo andare a cercarlo. Prego ogni giorno che anche voi, se non altro, abbiate sentito una certa vicinanza e vi siate arresi a Dio, così come abbiate formato un legame di amore e supporto l’uno con l’altro.Mi mancate tutti come se fosse passato un decennio dalla nostra separazione forzata. Ho trascorso lunghissime ore a pensare, pensare e ripensare a tutte le cose che farò, al nostro primo viaggio di famiglia in campeggio, al primo incontro all’aeroporto. Ho avuto molte ore per pensare a come, solo nella vostra assenza, a 25 anni ho finalmente compreso il vostro posto nella mia vita. Il dono che è ognuno di voi, e la persona che avrei potuto e non avrei potuto essere se voi non foste stati parte della mia vita, la mia famiglia, il mio supporto. Io non voglio che i negoziati per la mia liberazione siano a carico vostro; se c’è qualsiasi altra opzione, percorretela, anche se dovesse volerci più tempo. Questo non sarebbe mai dovuto diventare un peso per voi. Ho chiesto a queste donne di darvi sostegno, per favore ascoltate il loro consiglio. Se non lo avete ancora fatto, potete contattare... (correzione, ndr), che potrebbe avere un certo livello d’esperienza con queste persone. Nessuno poteva sapere che ci sarebbe voluto così tanto, ma sappiate che anch’io, dalla mia parte, sto combattendo nei modi in cui posso e ho ancora molto spirito combattivo dentro di me. Non sto andando in pezzi e non cederò, non importa quanto tempo sarà necessario. Ho scritto una canzone qualche mese fa che dice “la parte di me che prova più dolore è la stessa che mi tira fuori dal letto, senza la vostra speranza, non resterebbe nulla”. Detto altrimenti: il pensiero della vostra pena è la fonte della mia; allo stesso tempo la speranza di essere di nuovo insieme è la fonte della mia forza. Per favore siate pazienti, date il vostro dolore a Dio. So che vorreste che io rimanga forte, ed è esattamente ciò che sto facendo. Non abbiate paura per me. Continuate a pregare come faccio io, e con il volere di Dio presto saremo di nuovo insieme.Siete il mio tutto, Kayla»