Corriere della Sera, 11 febbraio 2015
Tsipras chiede il ponte, Ue un estensione ma la Germania non vuole negoziare nuovi programmi, «ne abbiamo già uno». Per sapere come andrà finire bisognerà aspettare il 16 febbraio ma intanto la Borsa ci crede
Atene spinge, Berlino frena, Bruxelles telefona. La triangolazione per trovare un accordo sul debito greco affronta il primo test all’Eurogruppo di oggi dove l’uomo del giorno è Yanis Varoufakis, che porta al tavolo dei ministri finanziari dell’eurozona una proposta di compromesso e le speranze di un Paese. «Non cerchiamo lo scontro – dice – ma non lo si può escludere quando si negozia davvero».
Poco prima dell’appello al Parlamento per il voto di fiducia ottenuto con 162 sì e salutato da un lungo applauso nella notte, il premier Alexis Tsipras ha ricevuto la chiamata del presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker. Un colloquio distensivo che apre il negoziato ufficiale per stringere un patto in tempo per la scadenza del piano di aiuti internazionali del 28 febbraio. Tsipras, che cerca un equilibrio tra la promessa elettorale di uscire dal Memorandum d’intesa con la troika (Ue, Bce, Fmi) e la necessità di dare respiro alle finanze, punta a un «programma-ponte» di aiuti d’urgenza per il periodo marzo-agosto e, da settembre, a un nuovo piano di riforme e riduzione del debito pubblico che ammonta al 180% del Pil. Molto si giocherà sui dettagli. Il patto del nuovo esecutivo con gli elettori esclude «estensioni» del piano d’austerità da 240 miliardi di euro, giudicate però inaggirabili dall’Europa. Il no al programma di risanamento aveva innescato la decisione della Bce di tagliare liquidità alle banche greche. Si tratterà di ottenere un sostegno finanziario che non sia tecnicamente inserito nel Memorandum. Nei sei mesi «extra» Atene vorrebbe emettere altri titoli di Stato a breve scadenza e mantenere un surplus di bilancio. Il governo pensa di rinunciare ai 7,2 miliardi dell’ultima tranche di aiuti della troika ma chiede di poter recuperare gli 1,8 miliardi di utili che la Bce ha ottenuto con le obbligazioni greche. Avanti con il 70% degli impegni presi con i creditori (come la privatizzazione del porto del Pireo). Il restante 30%, definito «tossico» da Varoufakis, sarà sostituito con riforme concordate con l’Ocse. Subito la lotta alla povertà. Le sottigliezze greche non piacciono al ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble, le cui parole contrastano con la fiducia dei mercati (la Borsa di Atene ha chiuso in rialzo dell’8%): «Non negozieremo nuovi programmi, ne abbiamo già uno. Oggi nessun accordo. Se non vogliono aiuti finiamola, sarebbe un errore concedere sei mesi alla Grecia». Salvo aggiungere: «Ascoltiamoli». La Germania propone cose irrazionali. Non chiederemo estensioni, qualunque cosa dica Schäuble. La Grecia non tornerà al tempo della sottomissione. Sono certo che i nostri partner europei risponderanno positivamente ha detto nella notte Tsipras. Il ministro della Difesa Panos Kammenos: «Senza accordo con la Ue ci finanzieranno gli Usa, la Russia o la Cina». Per il compromesso si aspetta l’Eurogruppo del 16 febbraio.