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 2015  febbraio 10 Martedì calendario

Renzi sembra non aver nessun timore del riavvicinamento tra Forza Italia e la Lega, anzi: «Più Berlusconi si “salvinizza”, più i moderati non lo votano. Contento lui...»

«Più Berlusconi si “salvinizza”, più i moderati non lo votano. Contento lui...». Matteo Renzi, nel giorno del riavvicinamento tra l’ex Cavaliere e il leader della Lega, tira dritto per la sua strada. Le riforme non cambiano e nessun contatto è stato ristabilito con Arcore. Anzi, una riunione di ieri pomeriggio alla Camera tra il ministro Boschi, Emanuele Fiano, Ettore Rosato e i capigruppo di maggioranza è servita a coordinare la tattica per superare la barriera ostruzionistica eretta da Brunetta e leghisti sulla riforma costituzionale. Proprio per controbilanciare all’esterno il segnale politico della cena tra Berlusconi e Salvini, il premier ha ricevuto a palazzo Chigi Angelino Alfano. Tra i due il rapporto è tornato sereno dopo lo scontro avuto sulla scelta di Mattarella. Con i suoi, Alfano ha preso a chiamare Renzi in maniera affettuosa con uno slogan rubato ai cartoni animati: «Il nostro rissoso, irascibile, carissimo Braccio di Ferro». Nessuna verifica, entrambi i quarantenni sono allergici al vocabolario da prima repubblica. Ma il faccia a faccia di ieri è servito a imbullonare la maggioranza prima dei prossimi passaggi. «Noi sulle riforme ci stiamo – ha confermato Alfano al premier – perché fanno parte del patto di maggioranza. Ma adesso ti chiediamo di costruire insieme l’agenda 2015». Quello che più preoccupa il leader Ncd è la possibilità che Renzi adotti il “metodo Quirinale” – l’accordo con l’ala sinistra del partito e con Sel – anche sui temi sensibili che stanno per arrivare sul tavolo, dallo ius soli alle unioni civili per gli omosessuali. Su questo il premier ha fornito assicurazioni: «Nessuno strappo, procediamo insieme». Significa, ha spiegato più tardi Alfano ai collaboratori, «che qualcosa di indigesto lo dobbiamo trangugiare noi e qualcos’altro il Pd». In concreto, sulle unioni civili, non ci sarà la reversibilità della pensione, l’adozione dei figli per le coppie gay, l’equipollenza giuridica con il matrimonio. In più, il ministro dell’Interno si è fatto promettere una corsia preferenziale sulla sua legge per la sicurezza urbana, lo sblocco di alcune infrastrutture che stanno a cuore a Lupi. E più soldi per le forze dell’ordine. Perché Alfano, per aver rotto con Berlusconi, rischia di pagare un prezzo alto nell’Ncd. Dove una parte non marginale del partito è ancora convinta di dover imboccare di nuovo la strada verso Arcore. Poter mostrare che l’alleanza con Renzi produce risultati sarà vitale, specie in vista delle regionali. Anche perché, sull’altro fonte, Berlusconi ha confermato l’asse preferenziale con Salvini. E la rottura del patto del Nazareno. A dispetto delle previsioni, la linea dura sulla quale si è attestato l’ex Cavaliere nel fine settimana supera anche le forche caudine del consueto pranzo del lunedì ad Arcore con i figli e i vertici delle aziende. Alla tavola di Villa San Martino sono presenti Marina, Pier Silvio, Luigi e il presidente Mediaset Fedele Confalonieri. Quando l’argomento cade sullo strappo al patto del Nazareno, il padrone di casa appare più determinato che mai. «Lo ri- peto, Renzi ci ha raggirato, si conferma autoritario, arrogante, io non faccio marcia indietro» è la premessa. Quindi, prevenendo possibili obiezioni legate agli interessi delle aziende, rincara la dose, facendo riferimento proprio al recente emendamento comparso sulle frequenze tv a spese di Rai e Mediaset. «Io non mi faccio ricattare, condizionare, davvero pensano che svenda una posizione politica per 17,5 milioni di euro che dovremmo sborsare, a fronte di un fatturato Mediaset di miliardi?», attacca. La primogenita Marina annuisce soddisfatta, è la sua linea, quella della lotta dura, costi quel che costi, «papà ha ragione». E questa volta Confalonieri resta quasi sempre in silenzio, ad ascoltare, interviene al termine giusto per allinearsi: «Quel che dice Silvio per me è in ogni caso la soluzione migliore». Tanto più che il leader è ormai convinto che dopo lo strappo, e in assenza di numeri solidi al Senato, «Renzi ci porterà tutti al voto, forse entro l’anno e col Consultellum», cioè col proporzionale puro e le preferenze. Berlusconi avverte i dirigenti sentiti al telefono: «Dobbiamo farci trovare pronti, in quel caso dovrò puntare su consiglieri comunali e regionali, gente abituata a misurarsi sulle preferenze». Anche se il vero rischio che corre Forza Italia, a questo punto, è il ritocco all’Italicum che nel Pd non escludono. Da oggi il capogruppo Brunetta si propone di inondare Montecitorio con oltre mille sub emendamenti alla riforma e a fare asse con la Lega sul titolo V della Costituzione. «Siamo opposizione e ancor più ora ci sentiamo le mani libere», è la linea ribadita in serata ai tg Giovanni Toti. Ma Fi resta un partito balcanizzato. Raffaele Fitto non fa marcia indietro, «bene il ritorno all’opposizione, ma ormai la frittata è fatta, bisogna azzerare i vertici». Berlusconi conferma per domani l’assemblea dei gruppi, ma per evitare l’ennesima resa dei conti vorrebbe che a parlare fosse solo lui.