Il Messaggero, 10 febbraio 2015
Grecia, mentre Tsipras punta tutto sul «programma ponte» da 10 miliardi fino all’estate per evitare la bancarotta, i mercati crollano, lo spread sale a quota mille e Londra studia gli effetti di Atene fuori dall’euro. Aspettando l’Eurogruppo di domani
Mentre David Cameron si prepara all’ipotesi di un’uscita della Grecia dalla moneta unica, tra il governo di Alexis Tsipras e i partner della zona euro è stallo nei negoziati sul «programma ponte» che Atene chiede fino all’estate per evitare la bancarotta. La Germania lavora perché la Grecia «rimanga nell’euro», ma all’Eurogruppo di domani «conterà ciò che metterà sul tavolo», ha avvertito la cancelliera tedesca, Angela Merkel, dopo un incontro con Barack Obama, chiedendo a Tsipras una soluzione «sostenibile». Quanto alla promessa di esigere dalla Germania le riparazioni per la seconda guerra mondiale, le «possibilità sono zero», ha risposto il vice-cancelliere tedesco, Sigmar Gabriel.
LA POSTA IN GIOCO
Il discorso programmatico di Tsipras davanti al Parlamento greco domenica ha spaventato i mercati e irritato gran parte dei partner. La Borsa di Atene ha perso il 4,75%, con i rendimenti sui titoli a tre anni greci sopra il 20% e lo spread oltre quota 1.000. Anche i listini europei hanno chiuso in negativo: Milano ha lasciato sul terreno l’1,9%, mentre lo spread tra Btp e Bund è risalito a 130 punti base. Il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, ha sottolineato che «la posizione dell’Unione Europea non cambierà completamente per accettare l’intero programma annunciato da Tsipras». Secondo Juncker, «l’Europa rispetterà la Grecia a condizione che la Grecia rispetti l’Europa».
Per gran parte degli analisti, se non ci sarà una svolta nei prossimi giorni, la “Grexit” è sempre più probabile. A Londra, Cameron ha presieduto una riunione con la Banca d’Inghilterra e il Tesoro per valutare le conseguenze di un’uscita della Grecia dall’euro. «I rischi di contagio e incertezza rimangono ed è importante tenerli sotto controllo», hanno spiegato a Downing Street. Tsipras è comunque «ottimista» su un accordo. «Non ci sono ragioni serie per non raggiungerlo, se non una decisione politica di persistere con gli errori», ha spiegato il premier greco dopo un incontro con il cancelliere austriaco, Werner Faymann. «Le nostre proposte non costeranno un solo euro ai contribuenti europei», ha detto Tsipras, confermando che cercherà di ottenere un programma ponte fino a luglio.
All’Eurogruppo il ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis, dovrebbe dunque rifiutare un’estensione dell’attuale programma, che costringerebbe il suo governo a rispettare gli impegni su riforme e risanamento assunti con i creditori internazionali. Varoufakis intende presentare un piano alternativo da 10 miliardi per coprire le necessità finanziarie da marzo fino a giugno fondato su due pilastri: alzare di 8 miliardi il tetto di titoli a breve scadenza che la Grecia può emettere e traferire a Atene 1,9 miliardi di profitti che la Banca Centrale Europea ha realizzato sui titoli greci comprati nel 2010. Il tempo stringe: l’attuale programma di assistenza scade il 28 febbraio e occorre trovare un compromesso entro l’Eurogruppo del 16 febbraio per consentire a alcuni parlamenti nazionali di ratificarlo.
Da Italia e Francia sembrano arrivare aperture. Di prestito ponte «parleremo all’Eurogruppo», ha detto il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. «Nel breve periodo, dobbiamo trovare un compromesso su quella che alcuni chiamano un’estensione e che i greci preferiscono definire un ponte», ha spiegato il ministro delle Finanze francese, Michel Sapin. «Occorre assicurare un finanziamento, altrimenti la Grecia si troverà alla mercé del panico sui mercati», ha avvertito Sapin. Ma la distinzione semantica nasconde anche differenze di sostanza, che alcuni governi non sono pronti a accettare. L’estensione dell’attuale programma imporrebbe al governo Tsipras di andare avanti con le privatizzazioni e rinunciare all’aumento di salari minimi e pensioni. Il programma ponte, invece, svincolerebbe definitivamente la Grecia dalla Troika.