la Repubblica, 10 febbraio 2015
A proposito dello scandalo SwissLeaks. Il denaro è come l’acqua, se ristagna puzza, se scorre produce vita. Ammesso che sia «sterco del demonio», sparso per il mondo fa da concime. Esiste, invece, una specie di circuito stagno dentro il quale, al riparo da sguardi indiscreti, il denaro è al servizio del denaro, riproduce se stesso, elude la società
«L’ off-shore – dice l’economista Piketty commentando lo scandalo detto SwissLeaks – è la maggiore minaccia per le istituzioni democratiche e per il nostro contratto sociale». Anche se, come nel mio caso, si è tecnicamente impreparati a “leggere” dentro l’enorme bolla delle opacità finanziarie, per capire la drastica affermazione di Piketty basta misurare la quantità (immane) di denaro che viaggia, nel mondo, al di fuori di ogni controllo fiscale, e dunque a scapito del contratto sociale; e spesso anche a scapito della ricaduta benefica di quelle risorse nella forma capitalistica “classica”, quella dell’investimento produttivo. In questo senso l’occultamento dei capitali, per quanto avvenga in forme raffinate e “moderne”, rimanda all’accumulazione arcaica, il tesoro nel forziere, il gruzzolo ben nascosto, la conta dell’avido che impila i suoi zecchini. Il denaro è come l’acqua, se ristagna puzza, se scorre produce vita. Ammesso che sia “sterco del demonio”, sparso per il mondo fa da concime. Esiste, invece, una specie di circuito stagno dentro il quale, al riparo da sguardi indiscreti, il denaro è al servizio del denaro, riproduce se stesso, elude la società. Ogni buco aperto in quelle tubazioni segrete è aria che torna a circolare.