il Fatto Quotidiano, 10 febbraio 2015
Antonio Conte, l’allenatore sempre distratto, a Siena come a Bari
Quando Conte lo allenava nel 2007-09, il Bari era una «vera e propria centrale di calcio scommesse», definizione della Procura, che processò e condannò per frode sportiva due rose intere di calciatori. Ricevute le carte, Palazzi non poté fare a meno di squalificare 30 calciatori di Conte: 13 per illecito, 7 per omessa denuncia e 10 dopo patteggiamento.
Quando scoppiò il bubbone-Bari, Conte era reduce dalla squalifica di 10 mesi per l’omessa denuncia di Albinoleffe-Siena 1-0, poi ridotti a 4 dal Tnas che però non poté non rimarcare: «Come ammesso dalla difesa, Conte avrebbe avuto conoscenza dell’illecito accaduto in data 8 marzo 2012. La confessione di Stellini è datata invece 29 luglio 2012». Come dire: Conte sapeva ma non disse nulla. Ebbene: il 7 agosto 2012 Stellini, il suo uomo di fiducia, confessa ai pm gli illeciti di Bari-Treviso 0-1 e Salernitana-Bari 3-2. Un mese dopo, il 6 settembre, la Procura convoca Conte e gli chiede conto. «Stellini venne nello spogliatoio e mi disse: “Mister, su Bari-Salernitana c’è qualcosa”. Dissi: “Cristian per favore, tu sai quello che sto passando, per favore non dirmi un cazzo, esci”. “Lascia stare, non voglio sapere niente”. E io da lui non ho saputo niente, capisci ?». I pm: «Nello spogliatoio di Torino quando? Prima o dopo che lui è stato convocato qui?». Conte: «Quando è uscita la notizia sul giornale».
Ora. A parte il fatto che tra uscita della notizia (1 agosto) e interrogatorio di Stellini (7 agosto) non si capisce quando i due possano essersi incontrati, specie a Torino, visto che l’1 Stellini è a Roma dove patteggia 2 anni di squalifica, il 3 idem per patteggiare altri 6 mesi: mentre la Juve l’1 è a Ginevra per l’amichevole col Benfica, il 4 a Salerno col Malaga e il 5 a Tokyo per la Supercoppa: perché Conte, già inguaiato da Stellini per i tarocchi di Siena, non corre subito a denunciare il colloquio col suo braccio destro? E perché tre giocatori, dopo Carobbio e Coppola a Siena, raccontano di un Conte consapevole? «Era dispiaciuto ma ne prese atto» (Lanzafame). «Era un po’ dispiaciuto» (Gillet). «Ci disse che comunque era con noi» (Kutuzov).
Quando Palazzi interroga Conte, a Roma, gli offre tè e pasticcini. Poi archivia. Trenta giocatori gli vendevano le partite sotto il naso, il suo uomo di fiducia cercava di dirglielo ma lui niente, non vedeva e non capiva. Cappuccetto Rosso, al confronto, era un’aquila.