il Fatto Quotidiano, 10 febbraio 2015
Di nuovo la guerra per le strade della Francia. Questa volta è successo a Marsiglia, dove bande di spacciatori si sono affrontate per tutto il giorno a colpi di kalashnikov e hanno sparato anche contro i poliziotti
Non è stato un altro attacco jihadista. Ma con le forze dell’ordine in stato di allerta in tutto il Paese ed i nervi a fior di pelle dalla carneficina di Charlie Hebdo – un mese fa – è al terrorismo che si è pensato. Appena la settimana scorsa Moussa Coulibaly, un trentenne radicalizzato e impregnato di odio per la Francia, per i poliziotti e gli ebrei, aveva ferito tre soldati davanti ad un centro ebraico di Nizza. Ma a Marsiglia dove si spara quasi tutti i giorni con armi pesanti, anche in pieno giorno, i colpi di kalashnikov rimbombati ieri nei quartieri nord della città sono stati molto probabilmente un altro episodio della “guerra di territorio” tra bande rivali che si contendono il controllo dei traffici di droga. Traffici che, secondo la polizia, per cannabis e cocaina, possono portare più di 100 mila euro al mese. La sparatoria è scoppiata proprio mentre si aspettava la visita del premier Manuel Valls che, paradossalmente, andava a dire ai marsigliesi che la violenza è in calo nella loro città.
Poco dopo le nove si sono sentiti i primi spari risuonare nel quartiere della Castellane, nella periferia nord. Da trent’anni lo chiamano il “supermercato della droga”. È qui, tra anonimi palazzoni, dove nacque una star del calcio come Zidane, senza verde e ben poco altro da fare, che si consumano i traffici illeciti. I due gruppi rivali circolavano in scooter. In tutto una decina di uomini incappucciati e vestiti di nero, con giubbotti antiproiettile e fucili a tracolla. Sembra accertato che abbiano sparato contro un punto di smercio della droga. Sul posto sono arrivati un centinaio di agenti. Poco prima delle 10 altri colpi sono stati sparati dall’alto di uno dei palazzoni. Questa volta prendendo di mira i veicoli delle forze dell’ordine, tra cui quello del direttore della polizia marsigliese, Pierre-Marie Bourniquel. Non ci sono stati feriti. Le scuole sono state messe in sicurezza e un asilo nido è stato evacuato. Alle persone è stato chiesto di non uscire di casa.
Le teste di cuoio hanno blindato il quartiere. In un appartamento della cité gli agenti hanno trovato sette kalashnikov, una scorta di giubbotti antiproiettile e sacchi pieni di hashish. Già nel 2013 nello stesso quartiere erano stati sequestrati 1,3 milioni di euro di armi. “Ci parlano della Siria, ma la Siria è qui, noi la viviamo nelle nostre banlieue”, ha denunciato Samia Ghali, il sindaco socialista dei quartieri nord di Marsiglia, che da mesi chiede al governo di inviare i soldati per evitare altre morti. Ogni anno i regolamenti di conti tra bande rivali uccidono una ventina di giovani. “Ancora una volta la nostra città è stata presa in ostaggio”. La sparatoria non ha cambiato i piani di Valls, in visita per due giorni a Marsiglia con i colleghi dell’Interno e dell’Educazione, Bernard Cazeneuve e Najat Vallaud-Belkacem. “La violenza si può fermare – ha detto il premier nei locali della prefettura – i traffici non sono ineluttabili. Il nostro obiettivo deve essere di riconquistare il terreno dei criminali”.