Il Sole 24 Ore, 10 febbraio 2015
L’India supera la Cina per crescita del Pil e diventa la più veloce tra le grandi economie. Il governo di New Delhi ha presentato ieri le nuove previsioni per l’anno che si chiude a fine marzo, pronosticando un’accelerazione del 7,4%
L’India supera la Cina per crescita del Pil e diventa la più veloce tra le grandi economie. Il governo di New Delhi ha presentato ieri le nuove previsioni per l’anno che si chiude a fine marzo, pronosticando un’accelerazione del 7,4%, pari all’espansione registrata dalla Cina, per la quale l’esercizio fiscale si è chiuso a dicembre (in India invece va da da marzo ad aprile).
Il sorpasso, che economisti e istituzioni internazionali davano ormai per prossimo, è invece già avvenuto: secondo le statistiche, tra ottobre e dicembre, l’economia indiana è cresciuta del 7,5%, contro il 7,3% della Cina. E nel trimestre precedente, la crescita indiana è stata rivista al rialzo all’8,2% (dal 5,3). «Non c’è paragone e questo non è un concorso di bellezza», ha però gettato acqua sul fuoco Ashish Kumar, direttore generale dell’Ufficio di statistica, ricordando che «il Pil cinese è diverse volte più grande di quello indiano (di quasi cinque volte, ndr)».
Il primo ministro Narendra Modi a questo punto può già dire di aver mantenuto quella che fino a poche settimane fa sembrava una promessa fin troppo ambiziosa, superare in velocità il modello e rivale di sempre, quella Cina che New Delhi vorrebbe addirittura sostituire nel ruolo di hub dell’industria mondiale: è questo infatti l’obiettivo dichiarato del programma Make in India, lanciato da Modi per rivitalizzare l’industria del Paese, l’unico tra gli emergenti ad aver visto gli investimenti scendere in percentuale sul Pil negli ultimi dieci anni (dati Fmi): l’anno scorso sono calati al 32%, contro il 48% della Cina.
Più che alle politiche economiche messe in opera dal governo, il merito del miracolo indiano fotografato dai dati diffusi ieri va ascritto alla statistica. Il 30 gennaio, l’India ha modificato il metodo di rilevazione del Pil, spostando l’anno di riferimento dal 2004/05 al 2011/2012 e abbandonando il calcolo al costo dei fattori fin lì seguito, per adottare quello a prezzi di mercato, lo stesso del Fondo monetario internazionale.
La revisione ha cancellato in un colpo la crisi che aveva colpito l’economia indiana negli ultimi anni, facendone precipitare i tassi di sviluppo ai minimi. La crescita del Pil è stata corretta dal 4,7% al 6,9% per il 2013/14 e dal 4,5 al 5,1% per l’anno precedente. La portata della revisione ha però colto alla sprovvista un po’ tutti gli economisti. Banche d’affari come Morgan Stanley l’hanno definita poco credibile perché «non corroborata» dall’andamento degli indicatori economici sottostanti. Gli analisti indiani, la scorsa settimana, si sono rifiutati di diffondere stime sulla crescita attesa per il 2014/15, perché non si sentivano in grado di elaborare proiezioni attendibili sulla base dei dati rivisti dal governo.
Perfino il governatore della Banca centrale, Raghuram Rajan, ha fatto trapelare tutta la sua perplessità. Dubbi pesanti, visto che tocca a lui, anche sulla base di questi dati, decidere se l’India ha bisogno di una politica monetaria più accomodante oppure no. Il 3 febbraio, quando ha confermato i tassi al 7,75%, Rajan aveva dichiarato che gli riusciva difficile vedere l’economia indiana in fase «esuberante» nel 2013/14.
Con la vecchia metodologia di calcolo, la Banca centrale aveva stimato una crescita del 5,5% per l’anno che si chiude a marzo, tenendosi però pronta a modificare le previsioni, una volta studiato il nuovo metodo di calcolo adottato da New Delhi. Nell’outlook di ottobre, l’Fmi aveva stimato una crescita del 5,6% (calcolata però in base alla serie storica fornita dall’India) e prevedeva il sorpasso sulla Cina non prima del 2016-17.
I nuovi dati sulla crescita saranno centrali anche nella stesura della legge di bilancio 2015/16 e nella determinazione degli obiettivi di deficit pubblico e del saldo corrente. Il budget sarà presentato al Parlamento il 28 febbraio dal ministro delle Finanze Arun Jaitley.
L’India «non sembra un’economia che cresce al 7,5%», ha affermato poco dopo la diffusione delle nuove previsioni Sauguta Bhattacharya, di Axis Bank a Mumbai. È però di sicuro un’economia in accelerazione, grazie al calo del prezzo del petrolio,dal raffreddamento dell’inflazione (al 5%), alla fiducia nell’agenda economica del governo Modi come pure alle misure già varate. Gli investitori ci credono e quest’anno hanno già pompato 7 miliardi di dollari nei mercati finanziari indiani.