Corriere della Sera, 10 febbraio 2015
Il lessico pre-digitale, dei coglioni, dei culattoni e delle zecche comuniste di Gasparri e La Russa, sgraziato e volgare
Una notizia buona e una cattiva. Quella buona: Ignazio La Russa legge l’aggraziato e riflessivo Haruki Murakami. Quella cattiva: come l’ex sodale Maurizio Gasparri non ha perso l’abitudine a far correre le parole. Una volta, in diretta tv, diede del coglione ad Ascanio Celestini, che aveva appena raccontato una lunga e arzigogolata favoletta su Berlusconi.
La Russa avrebbe potuto dirgli che era stato noioso più che divertente, e sarebbe stato più cattivo. Ma preferì l’insulto, limitandosi, però, a quello ad personam; mentre Gasparri, dopo una partita vinta dall’Italia, chiamò coglioni tutti gli inglesi. Un’altra volta, in un convegno sulla famiglia, un ragazzo chiese quanti, di quelli come La Russa, sanno se il proprio figlio è omosessuale. La risposta fu di sole quattro sillabe: «Culattone!». Gasparri usa invece accusare le italiane in ostaggio di intelligenza amorosa col nemico. E l’ultima? La Russa è a casa, a Milano. Il figlio, quello vero, non quello ipotetico, festeggia il compleanno. Il volume della musica è tanto alta che qualcuno chiama la polizia. Quando arriva, l’ex ministro ora deputato di Fratelli d’Italia non chiede scusa, come invece Gasparri talvolta fa. Pare anzi – ma lui smentisce – che agli agenti abbia chiesto se a mandarli non fosse stato una «zecca comunista». E il giorno dopo spiega come è andata. Erano le 23.50, mica le due di notte, e lui non si era accorto di nulla: stava appunto leggendo un libro di «quel giapponese, come si chiama?».
Al di là del lessico pre-digitale, dei coglioni, dei culattoni e delle zecche comuniste, La Russa è dunque un multitasking, uno di quelli che riescono a leggere con la musica a palla nelle orecchie. Bene a sapersi. Tuttavia, un dubbio resta. «Mi tolgo le cuffie e ascolto il silenzio. Il silenzio è una cosa che si ascolta», dice uno dei personaggi di Murakami. Che abbia confuso autore?