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 2015  febbraio 10 Martedì calendario

Falciani, l’uomo che custodiva i segreti della Hsbc di Ginevra. Grazie alla sua lista le fiamme gialle hanno fino ad oggi contestato redditi non dichiarati per 741 milioni di euro. Ecco come la banca aiutava i suoi clienti ad evadere il fisco

È dalla primavera del 2014 che gli investigatori della Guardia di Finanza di Torino spulciano la cosiddetta «nuova lista Falciani», cioè l’elenco dei contribuenti italiani presenti nei file trafugati dall’ex informatico Hervé Falciani nel 2008 dalla filiale di Ginevra della Hsbc Private Bank.
Si tratta di clienti della banca per i quali si sospetta l’evasione fiscale per le somme depositate nei forzieri del colosso britannico. E si parla di «nuova lista» perché un primo elenco di 7 mila nominativi era già stato fornito alla Procura di Torino da quella di Nizza nel 2010, quando il clamoroso caso Falciani venne alla luce. Una lista grazie alla quale le fiamme gialle hanno fino ad oggi contestato redditi non dichiarati per 741 milioni di euro.
Questa volta invece le carte arrivano da Madrid, visto che da tempo Falciani collabora anche con le autorità fiscali spagnole. Nella nuova lista comparirebbero sia i vecchi nomi del 2010, sia qualche centinaio di depositanti che non facevano parte della precedente lista. La loro individuazione è stata possibile grazie a un particolare algoritmo che gli spagnoli hanno elaborato. «Quelli che Falciani ha copiato tra il 2006 e il 2007 quando lavorava nella banca svizzera non sono elenchi completi di clienti ma una base di dati che deve essere messa in relazione con un programma», spiega una fonte investigativa. «Gli spagnoli hanno creato un programma che rende quei dati più intelligibili rispetto al software dei francesi», facendo emergere forse 500 ulteriori nominativi, tra persone fisiche e giuridiche. Tra i nomi già noti della lista Falciani, quelli di Valentino Rossi, Flavio Briatore e lo stilista Valentino Garavani.
Il fascicolo è in mano al procuratore aggiunto Alberto Perduca. Per il filone del 2010 sarebbero circa 250 le persone su cui Torino sta ancora indagando. Gli altri nominativi erano stati girati alle procure territorialmente competenti per le verifiche. Ai pm di Milano arrivarono 2.100 posizioni, a quelli di Roma circa 700, oggi quasi tutte archiviate per prescrizione.
Contemporaneamente anche la Guardia di Finanza aveva ottenuto dalla Francia la lista attraverso il programma di cooperazione amministrativa ai fini fiscali e aveva avviato le verifiche sul territorio. Ieri è stato tracciato un bilancio aggiornato: sui 5.439 nominativi segnalati ai vari reparti territoriali nel 2010 sono stati conclusi 3.276 interventi ispettivi, dai quali sono emersi 741 milioni di imposte sui redditi evase e 4,5 milioni di Iva non versata. Le altre posizioni non sono state esaminate perché i titolari non avevano effettuato movimentazioni. I denunciati per reati tributari sono stati 190, gli evasori totali scoperti 101. Fino ad oggi il Fisco ha potuto riscuotere circa 30 milioni di euro. Dalle ispezioni è emerso che circa un terzo delle persone coinvolte – 1.264 – aveva fatto ricorso allo scudo fiscale del 2009 facendo rientrare in Italia circa 1,67 miliardi di euro, sui circa 7,4miliardi di dollari di depositi italiani nella Hsbc svizzera.
Le indagini sono complesse per vari motivi, spiega un investigatore. Sebbene sia ipotizzabile l’evasione all’origine di alcuni capitali, in molti casi è già scattata la prescrizione, in altri si pone un problema di acquisizione delle prove. Le indagini si concentrano dunque sulle situazioni più interessanti, come quella del «Madoff piemontese» Antonio Castelli, che avrebbe utilizzato uno «schema Ponzi» per truffare circa 600 risparmiatori. Il suo nome compariva nella lista Falciani. Fino ad allora per gli inquirenti era un perfetto sconosciuto.

Fabrizio Massaro

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Tutto comincia nel febbraio 2005, quando la Hsbc Private Bank contatta via lettera i suoi clienti spiegando che a partire dal 1° luglio dello stesso anno entrerà in vigore una nuova tassa europea sul risparmio. Questa è la cattiva notizia. Le buone notizie sono due: la nuova tassa riguarda le persone fisiche, non le società; inoltre, Hsbc assicura che esistono «numerosi strumenti e strutture finanziarie» per aggirare la seccatura. In sostanza, la banca si premura di offrire ai propri facoltosi clienti il modo di evadere il Fisco. 
Secondo la ricostruzione di Le Monde , ecco come funziona. Poniamo che il signor Mario Rosso abbia a disposizione almeno un milione di euro, la soglia di ingresso per farsi seguire da Hsbc Private Bank. Fa visita alla banca a Ginevra, o incontra un suo emissario in un grande albergo. Al signor Rosso viene attribuita un’identità numerica, associata a uno o più conti che serviranno per custodire il suo denaro. Il cliente smette di essere indicato come Rosso e diventa per esempio «67832 KJ». È «67832 KJ» a detenere i conti con il denaro. La banca propone poi a «67832 KJ» di aprire, a Panama o alla Isole Vergini britanniche, una società fittizia che chiameremo per esempio «Offshore Limited», alla quale vengono attribuiti i conti. Il signor Rosso agisce come mandatario della «Offshore Limited», e a questo titolo può disporre dei soldi della società (che sono i suoi), facendo operazioni negli uffici della banca a Ginevra, senza lasciare tracce. 
Talvolta, si legge nei file della banca, il signor Rosso viene preso dalla paranoia: invece di volare direttamente a Ginevra, prende un aereo per Parigi e da lì guida un’auto fino a Ginevra, nella speranza di dare meno nell’occhio. Comunque, quasi 10 anni dopo quel febbraio 2005, il 29 gennaio 2015 la Hsbc Private Bank ha scritto una nuova lettera ai suoi clienti, firmata da Andreas von Planta e Franco Morra: «Abbiamo appreso che alcuni media hanno avuto accesso a informazioni rubate sui nostri clienti (...) Prenderemo tutte le misure ragionevoli per minimizzare l’impatto della possibile intrusione dei media nella vostra vita privata. Ci scusiamo per il disturbo». 
Stefano Montefiori

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«Pur avendo migliaia di depositi, la Hsbc di Ginevra realizzava il suo vero guadagno grazie a una sessantina di clienti — imprese, imprenditori, fondi d’investimento — che avevano un potere enorme: in cambio di soldi che lasciavano in gestione potevano ottenere tutto ciò che volevano». 
Sono loro i sessanta uomini d’oro di SwissLeaks. Parola di Hervé Falciani. È lui che ha dato origine allo scandalo che coinvolge il colosso bancario, l’ex impiegato, i cui files sui titolari di 100 mila conti segreti utilizzati per evadere il Fisco, per riciclare denaro del traffico di armi e droga e per finanziare il terrorismo (a cominciare da Al Quaeda e Osama bin Laden), sono riportati da domenica in tutto il mondo grazie al Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi (Icij). Falciani ha scritto un libro in Italia, «La cassaforte degli evasori», che esce la settimana prossima. Insieme ad Angelo Mincuzzi, giornalista del Sole24ore , racconta come ha svelato il caso, il ruolo dei vari Stati, le vicissitudini personali. Un libro che il Corriere può anticipare. 
Sostiene Falciani che «il potere della banca è legato ai suoi più importanti clienti e al controllo che può esercitare grazie a queste enormi fortune e all’intreccio di interessi di clienti, manager e politici». 
Per Falciani, i cittadini italiani sono «diecimila», e, secondo quanto hanno potuto vedere gli investigatori italiani, ci sarebbero anche clienti «vicini a politici di centrodestra e al Vaticano, tra cui un banchiere». Oltre ai vari personaggi del jet set , i cui nomi sono stati pubblicati domenica scorsa da Le Monde e dalle altre testate internazionali. E poi «mafiosi», interessavano molto agli investigatori italiani, «e li hanno trovati». Il «valore» dei clienti italiani sarebbe pari 8 miliardi di euro. 
Tra i clienti d’oro, Falciani nel libro fa i nomi di due persone, eminenti esponenti di due Paesi del «fronte Sud» della Ue: Spagna e Grecia. Dice: «L’uomo più ricco della Spagna, Emilio Botín del Banco Santander (di cui e stato proprietario fino alla morte, avvenuta il 10 settembre 2014), era uno dei clienti della Hsbc di Ginevra». Poi aggiunge un altro cognome e un altro conto importante, quello della madre dell’ex primo ministro greco George Papandreou, che «aveva un conto di 500 milioni di euro». Il fatto è che la lista degli «uomini d’oro» della Hsbc — in possesso di alcuni Paesi già da alcuni anni — sarebbe stata usata, secondo l’ex impiegato Falciani, per imporre politiche di austerity ad altri Paesi. Questo, secondo lui, almeno il caso della Grecia. Falciani ricorda Papandreou e parla di «pressione e di ricatto». Rivelazioni destinate a deflagrare a poche ore dall’Eurogruppo che domani deciderà il destino del Paese guidato da Alexis Tsipras. «Nel 2011 la guida delle negoziazioni con la Troika sul salvataggio della Grecia fu affidata a Sarkozy (l’ex presidente francese, ndr ), che aveva quella lista e, conoscendone i nomi, poteva fare pressione su Papandreou», scrive Falciani. 
E ancora: «Come era avvenuto negli Stati Uniti, la lista della Hsbc fu usata come arma di ricatto e merce di scambio. In Grecia l’elenco scomparve... In Grecia, come altrove, non è mai stata avviata formalmente alcuna indagine». Falciani si occupa anche del ruolo che ebbe in Francia nel gestire il caso della lista degli evasori, da ministro delle Finanze, l’attuale direttore del Fondo monetario internazionale (Fmi) Christine Lagarde. Mentre la vittoria del socialista François Hollande sarebbe servita ad imprimere una svolta alle indagini. 
Lui, Falciani, in fuga dalla Svizzera, con i files nascosti nel deep web, fu ascoltato già molti anni fa e messo sotto protezione dagli uomini del Fisco americano, l’IRS (gli Untouchables che portarono alla sbarra Al Capone), ben prima della tutela avuta sul territorio spagnolo. L’interesse degli americani in questa storia si riassume, secondo Falciani, in una guerra delle valute (dollari contro franchi svizzeri) e nella necessità della lotta al finanziamento del terrorismo. 
Il libro (edito da Chiarelettere) si chiude con la pubblicazione di un documento importante: l’accordo standard che l’Hsbc firmava con gli intermediari che presentavano nuovi clienti, cui veniva riconosciuto il 25% delle commissioni. 
M.Antonietta Calabrò