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 2015  febbraio 10 Martedì calendario

Berlusconi comprò il silenzio di Karima El Mahrough e delle altre testimoni. Al processo Ruby-ter parla l’accusa

Mentre guidava il governo nel 2011, Silvio Berlusconi ha «comprato» il silenzio di Ruby e delle future testimoni del processo che lo avrebbe visto imputato per concussione e per prostituzione dell’allora minorenne marocchina e nel quale, dopo la condanna in primo grado a 7 anni, è stato poi assolto in Appello. Quelle che sono ancora solo ipotesi d’accusa nell’inchiesta Ruby-ter, in cui l’ex premier è indagato per corruzione di testimoni, acquistano spessore maggiore nelle motivazioni della sentenza dell’Appello Fede-Mora-Minetti. 
In 121 pagine i giudici presieduti da Arturo Soprano spiegano che il 13 novembre scorso hanno condannato l’ex direttore del Tg4 Emilio Fede (4 anni e 10 mesi), il manager dello spettacolo Lele Mora (6 anni e un mese) e l’ex consigliera regionale pdl Nicole Minetti (3 anni) perché erano parte di un «sistema prostitutivo» che ruotava intorno alle cene e ai dopocena del bunga-bunga nella residenza di Arcore dove giovani donne si vendevano al padrone di casa. Ad organizzare il «movimento» erano Fede e Mora, legati da «rapporti di lunga data» con Berlusconi, mentre alla Minetti, che pure «partecipava in prima persona» ai festini, era riservata la gestione delle abitazioni dell’Olgettina in cui alcune donne erano ospitate a spese di Berlusconi. Era Fede a procacciare le «ragazze sempre nuove e belle» che «allietavano le serate di Berlusconi», selezionandole di persona o scegliendole nella scuderia di Mora, sempre affollata da donne pronte e disponibili a partecipare a cene e balletti lascivi. Giovani che «rivaleggiavano con prepotenza» tra loro per «acquisire punti nella scala di gradimento di Berlusconi» che dopo il bunga-bunga le congedava con 3/4mila euro, il doppio per chi restava a dormire. A svelare il «rituale» sono state le indagini e le testimonianze «assolutamente credibili». Come quelle delle miss piemontesi Chiara Danese e Ambra Battilana, fuggite inorridite da una cena, o di Imane Fadil, la bella marocchina con il sogno del giornalismo sportivo che non cedette alle lusinghe al pari di Melania Tumini, l’amica della Minetti laureata alla Bocconi, Maria Makdoum e Natascia Teatino. Tutte hanno fatto «ricostruzioni convergenti e quasi sovrapponibili». Allo stesso modo delle «ragazze che, con perfetta sincronia», hanno invece giurato di aver partecipato solo a «cene conviviali», al più allietate da spettacoli «burlesque o tipo Bagaglino», ma nelle quali «assolutamente non avvenivano toccamenti o palpeggiamenti». Testi falsi tra cui i giudici, come i colleghi in primo grado, annoverano le donne che il 15 gennaio 2011 furono convocate ad Arcore da Berlusconi alla presenza dei suoi legali, gli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo (indagati), dopo che erano state perquisite e che da allora ricevono 2.500 euro al mese. Anche Karima El Mahrough, che a 17 anni si concesse per «realizzare il sogno di vivere nel lusso», ha avuto soldi in cambio del silenzio entrando in un’opera di «inquinamento probatorio» cominciata dal misterioso interrogatorio della notte del 6 ottobre 2010 che, alla presenza dell’avvocato Luca Giuliante (indagato) e del fidanzato di Ruby Luca Risso, doveva scoprire cosa avesse dichiarato ai pm. È una «ricostruzione opinabile» per l’avvocato Federico Cecconi che difende l’ex premier nel Ruby-ter. I soldi erano un «aiuto disinteressato» a persone travolte da una «deriva mediatica».