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 2015  febbraio 10 Martedì calendario

L’attendista Merkel si trasforma in una guida. Il nuovo stile della cancelliera in prima linea nella questione ucraina. Ma non solo

C’è una nuova storia, a Berlino. Una cancelliera che sta reinventando, anzi per molti versi ha già reinventato, se stessa. L’incontro di ieri alla Casa Bianca con Barack Obama ha confermato che Angela Merkel è decisa a esercitare una leadership. Una svolta rispetto a come era stata presentata dai commentatori e spesso sembrava rappresentarsi lei stessa: attendista, mai alla guida. Negli ultimi mesi ha alzato il profilo suo e della Germania su una serie di questioni, prima di tutto sulla crisi Ucraina e sulla posizione da tenere nei confronti della Russia di Vladimir Putin.
Con il presidente americano, ieri ha riaffermato l’unità completa sul principio dell’integrità territoriale dell’Ucraina. Differenze
tra la posizione della cancelliera e di buona parte dei Paesi europei da una parte e l’Amministrazione di Washington dall’altra ci sono: sulla questione dell’invio di armi «difensive letali» a Kiev. Ma il messaggio dell’incontro di ieri, destinato al Cremlino, è stato non solo che contro «l’aggressione» russa America e Germania sono unite ma che sulla stessa linea è tutta l’Europa. Frau Merkel era alla Casa Bianca in veste di presidente di turno del G7, ma tutti sanno, in primis Putin, che dietro di lei c’era l’intera Europa. Un’Europa che sulla crisi ucraina rischiava di dividersi ma che la cancelliera ha tenuto unita su una questione controversa come le sanzioni contro Mosca. Leadership nel tenere uniti i 28 della Ue e nell’andare con questa unità a Washington.
Negli ultimi mesi, il nuovo stile della cancelliera si è notato anche in due interventi forti su terreni che fino a ora l’avevano vista passeggiare con la consueta prudenza. Ha detto senza mezzi termini che Auschwitz è parte integrante dell’identità tedesca: in controtendenza rispetto ad alcuni settori della società, anche intellettuali, che vedono con fastidio crescente il regolare ricordo delle colpe nazionali nel Ventesimo Secolo. E, dopo i massacri dei terroristi a Parigi, ha sostenuto che «l’Islam appartiene alla Germania»: quando, qualche anno fa, la stessa cosa l’aveva detta l’allora presidente tedesco Christian Wulff, non aveva commentato; ora, davanti alle manifestazioni anti-islamiche in alcune città, guidate dal movimento Pegida, ha scelto di sostenerla e di ripeterla. Ieri, a Washington, ha fatto capire che la «cancelliera leader» la vedremo.