Il Sole 24 Ore, 9 febbraio 2015
Le buste paga italiane? Le più complesse al mondo. Un report di Nga confronta costi e modalità di gestione dei cedolini
Buste paga al top per complessità. È il poco lusinghiero primato che l’Italia conquista in materia di cedolini, obblighi retributivi e fiscali, rapporti con gli enti previdenziali. Senza dimenticare che la gestione del personale è una materia complessa e in continua evoluzione.
L’Italia scivola alle spalle della Francia, che occupava l’ultima posizione nella precedente edizione (ora è terzultima, preceduta anche dalla Germania), e indossa la maglia nera nel «Payroll complexity index» elaborato da Nga, multinazionale inglese specializzata nella consulenza e nei servizi per le risorse umane attiva in 35 paesi e clienti in oltre cento nazioni.
«In Italia sono cresciuti gli automatismi di comunicazione (come la comunicazione unica e la trasmissione telematica dei certificati di malattia, ndr) verso gli enti centrali che nel breve-medio termine consentiranno di standardizzare le procedure e ora impattano sulle aziende che si devono adeguare e organizzare per rispettare le nuove procedure» spiega Sabino Pisano, director di Nga human resources.
Anche sul fronte dei costi, Francia e Germania offrono gestioni dei cedolini leggermente inferiori (-3%) a quelli italiani. Restando in Europa, in Portogallo la spesa si dimezza, mentre in Spagna il risparmio arriva al 20 per cento. Ma la “convenienza” maggiore si registra nei Bric. Negli Stati Uniti si arriva a un 25% in meno, che diventa il 40% nel caso del Regno Unito.
«La realtà italiana è tra le più difficili non solo perché ci sono circa 350 contratti di lavoro e il meccanismo delle circolari interpretative – ricorda Pisano -. Abbiamo anche il record degli obblighi di dichiarazioni e di reportistica verso le diverse amministrazioni».
Informazioni complesse da predisporre, segnala il report, che vengono “trasmesse” più volte. Per la metà del campione osservato si arriva a un massimo di tre comunicazioni e nel caso di Giappone, Germania e Italia si superano le sei volte. «E pensare che in Italia c’è anche un ministero per la semplificazione – sottolinea Pisano, che aggiunge: «Nel caso di un’azienda con mille addetti il bonus Renzi, per esempio, ha comportato una spesa extra di circa 6.200 euro per l’aggiornamento delle procedure».
Così il “costo” di ogni cedolino prodotto in Italia può oscillare tra i 15 e i 25 euro.
I maggiori fattori di complessità sono anche rappresentati dalle tasse, dalla previdenza sociale, dai carichi familiari e dai benefit. A livello mondiale in media si adottano 15 parametri che in Europa occidentale diventano 18 con una situazione record per Germania, Italia, Francia e Nuova Zelanda. Al di sotto della media il Lussemburgo e gli emergenti.
Quello delle modifiche normative rappresenta un grosso scoglio che accomuna molte economie. «In base alla mia esperienza, Italia, Francia, Germania e recentemente Brasile e Russia sono i Paesi che introducono con maggiore frequenza delle novità – aggiunge Cristiana Rossi, responsabile Mondo del progetto di HR Transformation di Pirelli -. Le nuove norme devono essere recepite dalle procedure, il cui aggiornamento comporta costi significativi perché si deve intervenire su innumerevoli variabili».