La Stampa, 9 febbraio 2015
L’etimologia del coriandolo
Negli scaffali del supermercato sono apparsi i coriandoli. I bambini li hanno subito visti; collocati alla loro altezza, hanno chiesto di comprarli. Sono in confezioni da 100 grammi (€ 0,30), da 200 (€ 0,60) e 250 (€ 0,76). Da dove vengono i coriandoli? Nel dizionario Zanichelli la parola ha due significati: la pianta erbacea delle umberali, che si usa per insaporire i cibi; il dischetto di carta variamente colorato, che si lancia addosso alle persone per Carnevale.
Come spiega la linguista Annarita Saraceni è un’analogia: il significato originario – la pianta – passa a indicare un altro oggetto. La parola è latina, «coriandru(m)», dal greco «koríandron», di incerto etimo indoeuropeo. E i coriandoli di carta? Nel 1500 si usava avvolgere di zucchero i semi di coriandolo per confezionare confetti. Lanciati durante le feste del Carnevale, furono chiamati coriandoli «certe pallottoline di gesso che si fabbricano a posta in alcune città d’Italia, da gittarsi addosso, per sollazzo nelle feste di carnevale» (N. Tommaseo). I dizionari non dicono se queste pallottoline fossero un sostituto dei confetti di zucchero. Costavano di meno. Secondo alcuni in origine i «coriandoli» erano dei veri e propri confetti, di cui il coriandolo avvolto nello zucchero fu un succedaneo, sostituito poi dal seme di coriandolo coperto di gesso.
E la carta? Alfredo Panzini nel suo dizionario del 1942 attribuisce l’invenzione a «un certo Mangilli di Crescenzago (Milano) che riutilizzava dei dischetti che risultavano dalle carte forate pei bachi». Enrico Mangilli, che avrebbe creato il coriandolo attuale, era il ricco proprietario di una filanda, filantropo. Nel 1875 usò gli scarti dei fogli da porre nelle lettiere dei bachi da seta. Gli si attribuisce anche la creazione delle stelle filanti, ispirate dai nastri dei messaggi telegrafici. Ma c’è anche un altro che rivendica l’idea: l’ingegner Ettore Fenderl; nel 1957 ne parlò alla radio: per il Carnevale del 1876. Quello che gli storici della lingua non dicono è che i coriandoli di zucchero, di gesso, e poi di carta, sono dei proiettili, inoffensivi fin che si vuole, ma nel mondo alla rovescia del Carnevale trasformano l’aggressività, implicita nel lancio, in un gesto divertente e inoffensivo. L’importante, come si sa, è che costi poco. E anche che, come il Carnevale, duri poco. Ho comprato un sacchetto da 250 gr. Suvvia, scialiamo! Subito dopo Carnevale comincia Quaresima: si spera che non duri tutto l’anno.