la Repubblica, 9 febbraio 2015
Svelato l’enigma dei Sonetti di Shakespeare. Le iniziali WH della dedica sarebbero dell’uomo che portò il manoscritto all’editore Thorpe
La dedica più enigmatica di tutta la letteratura inglese potrebbe essere stata decifrata. Dietro il WH, che compare nell’unica edizione dei Sonetti pubblicata quando Shakespeare era ancora in vita, si nasconderebbe William Holmes, collaboratore dell’editore Thomas Thorpe di Londra.
L’identificazione è sostenuta dal ricercatore americano Geoffrey Caveney, che, come ha anticipato il Guardian, la spiegherà in un saggio sul prossimo numero del periodico accademico Notes & Queries, pubblicato dalla casa editrice della Università di Oxford.
Gli storici si sono sempre divisi tra chi sostiene che la sigla si riferisca all’uomo che ha procurato la copia dei sonetti all’editore e chi invece vede in quelle iniziali l’amico a cui sono ispirati 126 dei 154 sonetti. Caveney è tra i primi. Sostiene che Thorpe potrebbe avere scoperto il manoscritto di Shakespeare tra gli effetti di Holmes alla sua morte, nel 1607, due anni prima della pubblicazione dell’opera.
Holmes avrebbe ricevuto il manoscritto tramite il fratello, un antiquario al servizio della corte reale. La fama di Shakespeare era oramai solida e in pochi sapevano dell’esistenza di quella raccolta. Era circolata solo tra gli amici del drammaturgo. L’editore si immaginava un grande successo e così, oltre a mettere ben in evidenza sul frontespizio che quei componimenti non erano mai stati pubblicati, aggiunse trenta parole, scandite dall’uso ossessivo del punto. E il termine attorno a cui ruota il mistero: begetter.
Si può tradurre con “colui che fa produrre”, da qui le due ipotesi dell’ispiratore dei versi o dell’uomo che procurò a Thorpe il manoscritto. Secondo il decano degli studiosi britannici di Shakespeare, il professore Stanley Wells, l’ipotesi del procacciatore e l’identificazione con Holmes è «tra le più solide» sostenute negli ultimi decenni.