La Stampa, 9 febbraio 2015
«Sulla legge elettorale non si torna indietro». Parola di Maria Elena Boschi: «Mi auguro che Forza Italia torni sui suoi passi, ma se così non fosse, noi comunque non ci fermeremo: i numeri li abbiamo e andiamo avanti»
Una settimana di sedute a ritmo serrato per tentare di chiudere la riforma costituzionale alla Camera. Poi verrà la volta della legge elettorale, su cui «non si torna indietro»: il testo del Senato è «buono ed efficace», va approvato definitivamente a Montecitorio così com’è, «spero entro l’estate». Un cronoprogramma da portare avanti senza timori per i numeri: «Mi auguro che Forza Italia torni sui suoi passi, ma se così non fosse, noi comunque non ci fermeremo: i numeri li abbiamo e andiamo avanti», fa sapere il ministro delle riforme Maria Elena Boschi.
Ministro, la legge costituzionale riuscite a chiuderla in seconda lettura entro sabato?
«Ci proviamo. Abbiamo chiesto e ottenuto un calendario impegnativo – tutti i giorni dalle 9 alle 23 – perché è importante dare il segnale che le riforme restano la priorità, e a chi parla di forzature antidemocratiche ricordo che lavorare tutti i giorni non è più di quello che fanno gli italiani. Noi ci proviamo, ma molto dipende dall’atteggiamento delle opposizioni, se faranno ostruzionismo o meno».
Si vedrà anche cosa farà Forza Italia, se deciderà di non sostenere più la riforma…
«Mi auguro che Forza Italia torni sui suoi passi, ma se così non fosse, noi comunque non ci fermeremo. Non siamo preoccupati per i numeri: lo dimostra il fatto che abbiamo chiesto subito di ripartire con le riforme. Con Fi in questo anno abbiamo fatto un lavoro serio, è strano che ora improvvisamente si mettano a criticare riforme che hanno votato e collaborato a scrivere».
Berlusconi parla di rischio di una deriva autoritaria.
«È una critica che respingo al mittente, ma che mi fa sorridere. Credo che Forza Italia debba preoccuparsi più di evitare la propria deriva, il naufragio del partito».
Ma il patto del Nazareno è rotto definitivamente?
«Se è rotto, lo ha rotto Forza Italia. Fin dall’inizio era chiaro che riguardava solo la legge elettorale e le riforme costituzionali, e il Pd lo ha rispettato. Rompere perché abbiamo eletto una persona perbene come Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica mi dispiacerebbe per Forza Italia».
Se Fi si tira indietro sulle riforme, potreste minacciare di cambiare i capilista bloccati cari a Berlusconi?
«Non si tratta di minacciare nessuno. Abbiamo fatto la legge elettorale con loro: ora, se vogliono continuare a contribuire, bene, altrimenti noi andiamo avanti lo stesso. L’Italicum non si cambia più, non si torna indietro. Il testo del Senato è buono ed efficace e rilanciare sempre significa farla fallire».
Darà un dispiacere a chi, come il deputato della minoranza Damiano, già chiede di cambiare i capilista.
«Mi dispiace, ma ne abbiamo parlato a lungo e abbiamo accolto molte modifiche della minoranza. Non siamo stati sordi alle richieste, ma ora se si fanno altre modifiche alla Camera significa ricominciare, e questo non è serio. Spero che riusciremo ad approvarla definitivamente entro l’estate».
Ma come fate se vengono meno i voti di Fi?
«Non voglio sottovalutare il contributo politico di Fi, ma noi abbiamo contato su quei voti perché c’era un accordo. Li abbiamo coinvolti, come abbiamo cercato di coinvolgere tutte le opposizioni, incluso il M5S, perché riteniamo sia il metodo giusto per scrivere le regole, non per calcoli numerici».
Ma in qualche occasione sono stati numericamente fondamentali.
«La maggioranza è autosufficiente come ha dimostrato su tante altre leggi che Forza Italia non ha votato, come il Jobs act per esempio. Sui loro numeri ci abbiamo contato perché c’era un accordo: se non dovesse più esserci, la maggioranza sarà ancora più responsabilizzata, soprattutto al Senato».
È un messaggio per la minoranza del Pd?
«Con l’elezione del presidente della Repubblica abbiamo saputo trovare una grande compattezza, e non era scontato. Mi auguro che in tutto il Pd ci sia un forte senso di responsabilità perché stiamo facendo riforme serie e importanti. Ma non sono preoccupata per i numeri».
Non è preoccupata perché, come vi accusano, state cercando di fare campagna acquisti?
«Ricordo che i senatori di Scelta civica passati al Pd non hanno cambiato schieramento. Continuano a votare la fiducia. Personalmente, ho il massimo rispetto per chi crede ancora in Scelta civica, ma c’è chi vuole partecipare al cantiere del più grande partito europeo, il Pd, ed è nostro dovere accoglierlo».
Si parla però anche di un vostro dialogo aperto con vari esponenti dell’opposizione in Senato.
«Il dialogo c’è sempre con tutti. E ci sono momenti importanti, come l’elezione del capo dello Stato o le riforme, in cui sarebbe meglio avere una maggioranza più ampia. Se in altre forze – nel gruppo misto dove convivono sensibilità molto diverse, o tra gli ex M5S – ci saranno persone che si sentiranno di appoggiare le riforme non ci vedo niente di strano. Ma di certo noi non facciamo campagna acquisti. Alla fine comunque decideranno gli italiani con il referendum, e già pregusto il momento in cui Berlusconi, Salvini, Brunetta e Grillo faranno campagna elettorale insieme contro questa riforma. E sarà interessante capire da che parte stanno gli italiani».