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 2015  febbraio 09 Lunedì calendario

Un colpo durissimo per lo Stato Islamico: ieri Anonymous, la galassia di attivisti informatici che veste la maschera di Guy Fawkes, ha violato migliaia di account sui social network e i loro owner denunciati come appartenenti al vasto mondo dei fiancheggiatori dell’Isis

Un’operazione senza precedenti contro lo Stato Islamico è stata condotta ieri da Anonymous, la galassia di attivisti informatici che veste la maschera di Guy Fawkes. Nell’operazione migliaia di account sui social network sono stati violati e i loro owner denunciati come appartenenti al vasto mondo dei fiancheggiatori dell’Is.
Dopo le anticipazioni di Repubblica. it, gli attivisti hanno inviato una lettera in inglese a molti giornali: «Salve. Noi siamo Anonymous. Vi scriviamo alla luce dell’Operazione Ice IS in cui abbiamo smantellato e distrutto l’infrastruttura di comunicazione e di reclutamento dell’organizzazione terroristica». Poi un messaggio alla galassia jihadista: «Sarete trattati come un virus, e noi siamo la cura».
Comincia così il comunicato con cui gli Anonymous partecipanti all’#OpIceISIS, hanno rivendicato gli attacchi informatici contro i siti web dell’Is. E racconta le ragioni di questa massiccia iniziativa condotta dagli Anonymous con hacker di tutto il mondo – arabi, giapponesi, italiani e americani – per vendicare la strage al Charlie Hebdo e gli attacchi a scuole e ospedali francesi perpetrati nell’ultimo mese da parte dei jihadisti che si riconoscono nella bandiera nera dello Stato Islamico.
E così migliaia di account Twitter sono stati bloccati o cancellati, centinaia di profili Facebook denunciati come luoghi di aggregazione della propaganda islamista e pubblicati su pastebin, la lavagna bianca dove chiunque può trasformare in pagina web una lettera o un comunicato nel più perfetto anonimato. Ma i vendicatori con la maschera di Guy Fawkes, il leggendario rivoluzionario inglese che voleva far saltare il Parlamento della regina, non si sono limitati a questo. Per la prima volta hanno penetrato le difese più recondite dei jihadisti, esponendo le loro email perso- nali, polverizzandone i siti e violandone perfino le reti private (Vpn), rompendo quindi un patto tacito tra molti hacker di non attaccare i canali di comunicazione sicura come appunto queste reti virtuali che servono, per esempio, ad aggiornare i siti nel deep web, quello sotto la “superficie di Internet”.
Ma l’azione non era solo volta a cancellare i luoghi della propaganda religiosa integralista come “www.islamic-state. media” e similari, quanto a colpire gli amministratori dei forum pro-jihad e gli amministratori dei loro siti web «visto che solo in gennaio un system administrator di tre siti dell’Is è riuscito a penetrare e defacciare circa 20.000 domini francesi indipendentemente dalla loro rilevanza per la jihad».
Il sospetto che non fosse un’operazione estemporanea è stato chiarito a Repubblica con gli “operators” di Anonymous in un chat privata e protetta dove sono emersi i dettagli: l’operazione è cominciata a luglio 2014. Un’operazione di dossieraggio su tutti i presunti reclutatori e fiancheggiatori attivi del Califfato. Che oggi sono stati denunciati, come ritorsione dopo l’attentato al Charlie Hebdo per il suo significato di attacco alla libertà d’espressione e alla democrazia.
Gli hackers di Anonymous lanciano anche altre informazioni. Sul sito archive. org, “la memoria del web”, dove sono immagazzinate le prime pagine anche dei siti non più attivi, ci sarebbero migliaia di documenti in pdf e in html, relativi alla propaganda jihadista, compresi i vari numeri del magazine dell’Is, Inspire.
Inoltre, il maggior hacker in forza al cybercaliffato, autore delle intrusioni nel Centcom Usa, sarebbe morto sotto le bombe dell’aviazione giordana, ma un altro è ancora operativo: si tratterebbe di un tunisino la cui identità gli “Anon” hanno rivelato sia alla polizia francese che all’Interpol annunciando che «lo aspetta la galera», perché avrebbe creato “The Fallaga DZ Team”, una squadra che continua a cambiare illecitamente siti innocui a casaccio (darkh. org/deface/id/174252). Il suo nome dicono, è Majdi.
La lettera finisce così: «Abbiamo fatto un’operazione a lungo termine, continueremo nella speranza che il numero dei reclutatori jihadisti diminuisca sostanzialmente, riducendo la capacità dei network terroristi in tutto il mondo».