Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  febbraio 09 Lunedì calendario

E ora si aggiunge anche la polemica Grecia-Italia. Varoufakis attacca: «Il vostro debito è insostenibile. Anche Roma è a rischio bancarotta». Ma Padoan non ci sta: «Sono parole fuori luogo. Il debito italiano è solido e sostenibile»

«Il debito italiano è insostenibile. Anche l’Italia è a rischio bancarotta e scoprirà che è impossibile restare all’interno delle maglie strette dell’austerity». Il neo ministro delle Finanze ellenico Yanis Varoufakis non è un uomo abituato alle liturgie della diplomazia. «Sono un politico da pochi giorni» è il suo mantra. E qualche volta, in effetti, si vede come quando ieri ha aperto un fronte con Roma di cui Atene, in questo momento, non ha francamente bisogno. Costringendo a intervenire a gettare acqua sul fuoco Pier Carlo Padoan. «Sono parole fuori luogo – ha detto il nostro ministro del Tesoro -. Il debito italiano è solido e sostenibile». Aggiungendo che «servono soluzione condivise in Europa e che l’Italia sta lavorando a questo». Tradotto in soldoni: se la Grecia vuole una mano da Roma meglio evitare di tirarci per la giacchetta seminando sfiducia sui mercati e mettendo in difficoltà il governo Renzi. Le dichiarazioni del vulcanico Varoufakis, del resto, non sono una novità. Il peccato originale dell’Europa sulla crisi greca, è il suo credo, è non aver riconosciuto dall’inizio che il paese era fallito nel 2010 e che quindi il problema di rimettere in ordine i suoi conti andava affrontato in un altro modo. Non a caso Atene ha chiesto una Conferenza continentale sul debito per “socializzare” un problema che per Alexis Tsipras riguarda oltre al suo paese anche l’Italia, la Spagna, il Portogallo e la Francia. L’uscita del ministero delle Finanze ellenico però, nasce forse dalla delusione di Atene che sul tavolo dei negoziati si attendeva forse un po’ più di aiuto da Roma. L’esecutivo di Renzi invece si è finora allineato ai partner europei. Riconoscendo una certa vicinanza a Tsipras nella richiesta di una Ue più solidale che favorisca gli investimenti e non solo l’austerity («Italia e Francia ci sono vicini», ha ammesso ieri il premier) ma ribadendo che per rimanere nella moneta unica bisogna rispettare le regole.
Le posizioni delle parti saranno però un po’ più chiare al tavolo dell’Eurogruppo di mercoledì. Dove l’Italia, questo è certo, lavorerà per ricucire gli strappi delle ultime convulse giornate. Assieme a Francia e Cipro, gli unici tre paesi che paiono pronti a fare da pontieri tra un governo Tsipras che anche ieri ha “strappato” con i creditori e un fronte del nord che, soppesati i pro e i contro, sembra questa volta pronto a mollare la Grecia al suo destino. «L’uscita della Grecia dall’euro è ormai inevitabile» ha detto ieri l’ex governatore della Fed Alain Greenspan. Il tempo in effetti è strettissimo. E più che delle parole, delle gaffe e delle polemiche, ora è il momento dei fatti.