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 2015  febbraio 09 Lunedì calendario

Territori, armi e Nato: tutti i no di Putin che pesano sul negoziato per l’Ucraina. Nelle segrete stanze del Cremlino, qualcuno comincia a prepararsi al peggio

Nelle segrete stanze del Cremlino, qualcuno comincia a prepararsi al peggio e cita a sorpresa la cupa profezia di Jozif Brodskij, poeta e premio Nobel perseguitato dal regime sovietico, pronunciata nel ‘91 nel giorno dell’indipendenza ucraina: «Nell’ora della loro morte gli ucraini liberati, invocheranno i poeti russi». È il segno di un pessimismo diffuso, trasmesso anche dalle rare confidenze e dalle stesse espressioni facciali del Capo. Vladimir Putin infatti non si fida. Andrà comunque a Minsk, capitale bielorussa scelta come sede dell’ultima trattativa possibile. Ne ha già parlato ieri sera a Sochi, con il padrone di casa, il Presidente-dittatore Aleksandr Lukashenko: disertare i colloqui di sarebbe dare un segnale sbagliato. Ma non c’è ottimismo e nemmeno fiducia. Troppi punti, considerati imprescindibili, sono rimasti in sospeso; troppe risposte occidentali sono apparse ai russi vaghe e perfino un po’ sospette.
TERRITORI
Sono la questione prioritaria, come sempre prima di poter dichiarare un cessate il fuoco. I ribellli secessionisti, rispetto ai precedenti accordi di Minsk ormai bruciati, hanno conquistato territori di grande importanza strategica. Putin pretende che una sospensione degli scontri parta da queste nuove “frontiere”. Ne è convinto in cuor suo ma soprattutto sa che non sarebbe possibile convincere i “fratelli di Ucraina” a ritirarsi. L’epurazione di qualche capo un po’ troppo estremista, la neutralizzazione di molte “teste calde” che vogliono la guerra a tutti i costi, non dà abbastanza garanzie di controllo della situazione. I ribelli hanno ripreso Marjupol, conquistato definitivamente l’“imprendibile” aeroporto di Donetsk, circondato ottomila soldati ucraini nella sacca di Debaltsevo. Impossibile pensare che possano mollare tutto.
GLI ESTREMISTI
Mosca chiede immunità per tutti i ribelli. Kiev invece chiede processi. Mosca pretende la stessa cosa per i battaglioni volontari napace zionalisti ucraini che perfino le ong occidentali accusano di crimini di guerra sui civili. La cosa è risolvibile, forse, ma senza troppa pubblicità. Nessuno lo dice apertamente, ma entrambi temono colpi di testa e azioni violente a sorpresa delle loro ali più estreme.
I DANNI
Possibili intese sottobanco su altri particolari laterali come la distribuzione dei danni di guerra e la ricostruzione di una area industriale tra le più prospere dell’Europa dell’Est.
LA NATO E LA UE
Sono i problemi più grandi e quasi insormontabili all’origine del disastro. Tutti, Putin compreso, continuano a giurare di volere “mantenere l’integrità dell’Ucraina”. Ma ognuno pensa a un’Ucraina diversa. Putin, che ha ottenuto di tenere fuori dai negoziati la Crimea cui mai potrebbe rinunciare anche per comprensibili problemi di immagine interna, vorrebbe un’Ucraina federale e neutrale. E che quindi escluda già nella sua Costituzione la tanto temuta adesione alla Nato. Sarebbe disposto ad accettare un’Ucraina all’interno della Ue ma vorrebbe dilatarne i tempi per consentire la necessaria diversificazione dell’economia delle Repubbliche autoproclamate storicamente strutturate in funzione di alleanza con la Russia. Kiev non accetterebbe mai simili imposizioni ma fino ad ora non ha neanche fatto un solo passo avanti. I defunti accordi di settembre prevedevano una commissione congiunta per le riforme costituzionali che il governo ucraino non ha però mai riconosciuto. In cambio offre generiche e non meglio precisate “forme di autonomia a Donetsk e Lugansk” che non bastano a Mosca.
ARMI E TRUPPE
Nel pacchetto delle divergenze insanabili ci sono poi le questioni che non si possono tecnicamente discutere. Kiev chiede ad esempio che la Russia ritiri le sue truppe e interrompa la fornitura di armi ai ribelli. Ma come potrebbe Mosca ammettere circostanze che ha sempre negato. Che in Ucraina dell’Est ci siano esperti di intelligence, volontari, perfino militari in congedo in arrivo dalla Russia è assolutamente vero. Che ci siano truppe regolari e armamenti freschi è invece solo probabile. Più volte il ministro degli Esteri Lavrov ha risposto sprezzante alle accuse ucraine e occidentali: «Come mai con tutta la potenza dei satelliti, degli Awacs e della sua intelligence, la Nato non ci ha mai mostrato un solo militare russo, un solo carro armato di nuova generazione?». Sincera indignazione o grande abilità nel mimetizzarsi come dimostrato nella “invasione mascherata” della Crimea di un anno fa?
Il dibattito è aperto ma è fatto ancora di minacce e insulti reciproci che non promettono nulla di buono.