Corriere della Sera, 9 febbraio 2015
Ignazio La Russa dà una festa in casa e «qualche radical chic accidioso» gli manda due volanti della polizia per la musica troppo alta: «Ma io non c’entro. Era la festa di compleanno di mio figlio. E quindi, a me era stato ordinato di non farmi vedere. Infatti ero in camera mia, a leggere Norvegian Wood di quell’autore giapponese. Come si chiama?»
«Macché... In realtà, io non ho parlato di zecche comuniste. Ma comunque, come vuole lei: non me la rimangio…». Venerdì sera, a casa di Ignazio La Russa, in pieno centro a Milano, zona Porta Venezia, la musica era alta. Tanto che poco prima della mezzanotte sono arrivate due volanti dal Commissariato Città studi per chiedere di abbassarla. Ma il deputato di Fratelli d’Italia non l’ha presa bene: «Ma a lei sembra normale che il venerdì sera arrivino non una ma ben due auto per la musica? Erano le 11.50. Non le due di notte. Di venerdì sera, prefestivo...».
La Russa, via: qualcuno di infastidito ci sarà pure stato. Qualcuno che lei avrebbe, appunto, chiamato «zecca comunista».
«Ma no, ripeto: zecche non fa parte del mio linguaggio, a Milano nemmeno si usa. No, lì deve essere stato qualche radical chic accidioso...».
Onorevole, può essere che la musica fosse troppo alta davvero: lei è noto per essere un festaiolo.
«Io? Ma che c’entro io? Era la festa di compleanno di mio figlio. E quindi, a me era stato ordinato di non farmi vedere. Infatti ero in camera mia, a leggere: “Norvegian wood” di quell’autore giapponese. Come si chiama? Haruki Murakami».
Beh, allora avrà sentito anche lei che la musica era alta. O no?
«Alta, alta... Ma cosa vuol dire? È vero che, come si usa, era stata alzata quando era arrivato il momento dell’happy birthday. Però, se la polizia è arrivata in quel momento, doveva essere stata chiamata già da prima».
A lei quindi sono girate le scatole ed è stato un po’ brusco.
«Ma no. Ho detto ai poliziotti: “Con tutto il rispetto per voi, a cui io voglio bene, questa è una porcata che ha organizzato qualcuno”. Tutto lì...».
Ma chi l’ha organizzata?
«Ma che ne so io? Non ne ho la più pallida. Sarà, mi dico, qualcuno dei radical chic che abitano da queste parti».
Uno dei suoi vicini?
«Ma no, non credo. Tra l’altro, la mia è una casa in cui abitano parecchi giovani. Almeno una volta al mese, una festa c’è. E con la musica, mica smette nessuno alle 11.50. Normale. Una cosa che si può accettare benissimo».
Ma non ha detto agli agenti che comunque lei la musica la avrebbe rialzata?
«Ma no. Ho detto loro le stesse cose che sto dicendo a lei. Che alla sera del venerdì, è strano che ancora prima della mezzanotte arrivi la polizia. Tra l’altro, quale alzare: mio figlio e i suoi amici poco dopo sono usciti per andare in non so quale discoteca».
Insomma, solo un tiro di qualche vicino radical chic?
«Sì, però io non posso pensare che un venerdì sera ben due volanti vengano impiegate per andare a chiedere di abbassare il volume a una festa. Già ce ne sono poche, già ci sono tutti i problemi che sappiamo. E le auto che ci sono, vanno utilizzate per quello? Io continuo a trovarla un’assurdità».