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 2015  febbraio 09 Lunedì calendario

Tsipras dice che manterrà le promesse elettorali e assicura: «Renderemo il nostro sogno realtà. Non vogliamo un’estensione del piano di aiuti. Chiediamo un nuovo accordo-ponte sino a giugno per rinegoziare il debito». È il guanto di sfida che apre una settimana decisiva

«Onore e rispetto». Alexis Tsipras ha la gola secca e l’aria tesa, manda giù lunghe sorsate d’acqua tra gli applausi. «Manterremo tutte le promesse elettorali – dice al Parlamento greco –. La strada per la ricostruzione della nostra patria sarà lunga ma renderemo il nostro sogno realtà». Sogno significa cibo e luce gratis ai più poveri, «risolvere la crisi umanitaria, curare le profonde ferite del piano di salvataggio». Nessun passo indietro, ma il messaggio è sul filo perché l’Europa ascolta. «Non vogliamo un’estensione del piano di aiuti. Il memorandum è stato un fallimento. Chiediamo un nuovo accordo-ponte sino a giugno per rinegoziare il debito». È il guanto di sfida che apre una settimana decisiva, attesa in un clima da duello finale. Nel primo grande discorso da premier Tsipras evoca più volte la «dignità nazionale» mortificata da anni di sacrifici e «barbarie», promette tolleranza zero sull’evasione fiscale e lotta agli sprechi, annuncia una Commissione parlamentare d’inchiesta sull’accordo con la troika, conferma i punti principali che hanno portato la sinistra radicale al governo, cita «l’obbligo morale di reclamare le riparazioni per l’occupazione nazista». Parla ai greci che vedono in lui l’ultima speranza ma pensa all’Eurogruppo straordinario di dopodomani, al quale Atene dovrà presentarsi con una exit strategy credibile per risolvere il problema del debito: «Un problema politico. La Grecia vuole pagare ma anche raggiungere un’intesa comune con i partner nell’interesse di tutti». Nelle stesse ore le agenzie rilanciano le dichiarazioni del ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, sostenitore di una revisione organica delle politiche europee di rigore nella quale inserire il dibattito sulla Grecia, che ai microfoni Rai di PresaDiretta mette anche l’Italia tra i candidati alla bancarotta. Gli risponde su Twitter Pier Carlo Padoan: «Il debito italiano è solido e sostenibile. Parole fuori luogo». Guerra di nervi, scrivono i giornali. Conto alla rovescia. Tsipras chiede tempo e accumula consenso. Il primo sondaggio realizzato dopo le elezioni registra il 75% di fiducia nella determinazione dell’esecutivo a mantenere la parola. «Questione di onore e rispetto» dice il premier. Ma le pressioni crescono su tutti i fronti. L’ex presidente della Federal Reserve, Alan Greenspan, definisce l’uscita della Grecia dall’Eurozona inevitabile. Anche il cancelliere dello scacchiere britannico George Osborne esprime preoccupazione per lo stallo che si profila nella trattativa, «un grave rischio per l’economia globale», e avverte che Londra prepara un piano d’emergenza in caso di “Grexit” e conseguente instabilità finanziaria. Allarmi lanciati alla vigilia del G20 di Istanbul e dell’incontro tra Angela Merkel e Barack Obama a Washington, nel quale si parlerà anche di Grecia. La Casa Bianca sta premendo sui leader dell’Eurozona perché aprano al compromesso con Atene. In Parlamento è cominciato il dibattito sul programma di governo, il voto di fiducia è atteso per la mezzanotte di domani. Ancora due giorni, poi si torna al tavolo.