Corriere della Sera, 9 febbraio 2015
Breve storia dei trattati. Dalla pace di Brest-Litovsk a Yalta passando per quello sovietico-polacco, quello di non aggressione tra Polonia e Urss e il patto tedesco-sovietico del 1939
«Signor presidente, è così elastico che i russi possono tirarlo da Yalta fino a Washington senza che si spezzi». In queste parole bisbigliate a Franklin Delano Roosevelt dal suo capo di Stato maggiore personale, l’ammiraglio William Leahy, durante i colloqui di Yalta, si condensano tutte le difficoltà di stipulare un trattato nel quale uno dei due contraenti sia in posizione di netto vantaggio, vuoi perché in possesso di una forza superiore, vuoi perché già in grado di esercitare un’influenza diretta sui territori contesi.
Sta accadendo adesso tra Stati Uniti, Europa e Russia nella vicenda ucraina, accadde 70 anni fa tra Unione Sovietica, Stati Uniti e Gran Bretagna durante i colloqui nella cittadina della Crimea, appunto Yalta, che sancirono, in vista della sconfitta della Germania nazista, la spartizione dell’Europa postbellica in sfere di influenza con particolare riferimento alla Polonia. Sul tappeto in questi giorni c’è la questione dell’integrità di uno Stato sovrano, l’Ucraina, che confina con un vicino potente il quale, tramite organizzazioni indipendentiste che sono tali solo di nome, occupa già una fetta consistente del territorio che intende fare suo. A Yalta, nel febbraio del 1945, si discuteva dei confini e del futuro assetto di uno Stato cancellato dall’invasione congiunta nazi-sovietica del 1939.
Tuttavia l’Armata Rossa in quel momento occupava interamente il territorio del futuro Stato polacco. Quindi Stalin aveva tutte le carte per imporre i suoi desideri per quanto riguardava sia i confini della Polonia, sia l’assetto politico del governo di Varsavia, che non doveva mettere in pericolo il controllo sovietico, già esercitato da uomini di stretta obbedienza alla volontà di Mosca. Così quando i russi proposero per la Polonia la formula «Il governo provvisorio ora funzionante a Lublino sarà riorganizzato su una più larga base democratica, con l’inclusione di esponenti della stessa Polonia e dei polacchi in esilio», soprattutto gli inglesi guidati da Churchill si resero conto che la bella frase non voleva dire nulla perché, come scrisse Chester Wilmot ( La lotta per l’Europa, Mondadori, 1953), «i russi rifiutavano di considerare democratico perfino Stanislaw Mikolajczyk, capo del partito contadino». E anche gli americani, come dimostra la frase di Leahy, si resero conto dell’ambiguità. Ma cosa potevano fare? I russi erano già a Varsavia mentre le armate anglo-americane non erano ancora arrivate al Reno. E l’impiego della forza contro un alleato mentre ancora si combatteva contro un nemico comune era escluso.
È sempre un errore cedere al fascino dei paralleli storici, se non altro perché l’Europa del 2015 è abissalmente diversa da quella del 1945. Tuttavia il problema di fronte al quale si trovano Merkel e Hollande, e con loro l’Ue, è simile, visto che Putin in Ucraina Orientale c’è e intende rimanervi. E anche le opzioni di Obama sono limitate: se vende armi all’Ucraina ma poi Putin non molla, cosa potrà fare, visto che l’uso diretto della forza presenta rischi evidenti di escalation?
Senza contare che la zona in cui si svolge il confronto è sempre stata piena di guai e dove i trattati sono stati spesso pezzi di carta senza valore. Priva del tutto o quasi di frontiere naturali, in cui le etnie si sono mescolate senza mai fondersi davvero, la distesa tra Berlino e Mosca ha visto, solo nel «secolo breve», enormi convulsioni cui la diplomazia ha reagito stipulando almeno quattro intese (oltre a Yalta): la pace di Brest-Litovsk del 1918 tra Germania imperiale e Russia leninista, il trattato sovietico-polacco dopo le guerre del 1919-21, quello di non aggressione tra Polonia e Urss del 1932, il patto tedesco-sovietico del 1939. La prima strappò alla Russia enormi fette di territorio in buona parte a favore della Germania e fu poi cancellata dal trattato di Versailles (1919) che sancì la sconfitta tedesca. Il patto tra Urss e Germania hitleriana venne vanificato dall’aggressione tedesca del giugno 1941, ma solo dopo che l’invasione russa della Polonia (1939), aveva reso carta straccia i trattati degli Anni 20 e 30.
Più o meno nel 1920 tra Ucraina e Polonia scorrazzavano ben 11 eserciti, fra armate bianche, bolsceviche, polacche, anarchiche e contingenti occidentali in funzione antibolscevica. L’Europa Centro-Orientale da sempre è un calderone ribollente in cui ogni chef rischia di scottarsi. Anche i «master» Merkel e Hollande lo sanno perfettamente.