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 2015  febbraio 07 Sabato calendario

Merkel e Hollande sono a Mosca, a colloquio con Putin mentre scriviamo (l’incontro è cominciato alle sette di sera) portatori, dicono loro, di una «proposta di pace» che hanno spiegato al mondo prima di partire e che non può essere vera

Merkel e Hollande sono a Mosca, a colloquio con Putin mentre scriviamo (l’incontro è cominciato alle sette di sera) portatori, dicono loro, di una «proposta di pace» che hanno spiegato al mondo prima di partire e che non può essere vera.

Perché?
La proposta è questa: cessate il fuoco nell’Ucraina orientale, striscia di separazione tra le forze filorusse e quelle di Kiev affidata al controllo di caschi blu dell’Onu. Apertura quindi di una trattativa.  

E perché Putin non dovrebbe accettare?
Perché quest’idea, più o meno, è sempre quella che gira fin dall’inizio: Putin si ritiri, eccetera eccetera, difesa dell’integrità ucraina (concetto che la Merkel ha espresso fin dall’inizio e ch ha ripetuto anche in questa vigilia), trattive e al massimo ti lasciamo la Crimea. Ma, da sempre, Putin non vuole questo: vuole invece tenersi la Crimea (e, tra l’altro, chi potrebbe togliergliela?), garantire un’ampia autonomia all’Ucraina russa, che si chiami Repubblica del Donetsk o in qualunque altro modo, impegnare il governo di Kiev a finanziare con soldi veri l’Est del Paese. Che trattativa può esserci se ognuno ripete ostinatamente sempre le stesse cose? Quindi: non crediamo al cosiddetto piano di pace spiegato a noi poveri cronisti dai capi occidentali. Devono essere andati a Mosca con  qualcos’altro in mano. Altrimenti possiamo considerare concluso questo ennesimo vertice prima ancora che sia cominciato.  

Scusi, ma la spiegazione potrebbe essere un’altra: l’occidente sta minacciando di brutto Putin, gli sta cioè dicendo: guarda che se non molli sull’Ucraina finisci male.
Queste minacce sarebbero: un aumento delle sanzioni, c’è una lista di 9 persone giuridiche e 19 persone fisiche, tra cui 5 russi, che sarebbero aggiunte a quelle perseguitate dall’Occidente (conti bloccati, ecc.). C’è poi un  dispiegamento Nato di 30 mila uomini, deciso l’altro giorno, da spalmare su Bulgaria, Estonia, Romania, Lettonia, Lituania, Polonia e da governare mediante sei centri di comando e controllo. Soldati provenienti da Germania, Olanda, Norvegia a cui in seguito potrebbero aggiungersi anche milizie italiane. Infine c’è l’idea di Washington, per ora solo ventilata, di fornire armi al governo ucraino. Kerry è a Kiev da un paio di giorni. Il presidente di quel Paese, il diabetico Poroshenko, si dice sicuro dell’invio di armi da parte degli Usa.  

Ecco. Tutto questo non potrebbe essere sufficiente a far tremare Putin? E inoltre: con le sanzioni, il Paese ha problemi economici, la gente comincia a vivere male, il consenso per Putin non è in crisi a causa di questo?
No, perché i russi attribuiscono le difficoltà in cui si trovano al disegno americano di sottometterli. Sono convinti: «È tutto un piano di Obama!». Putin gode dell’appoggio del 70% della popolazione. Putin, da questo punto di vista, può quasi fare quello che vuole. Quanto alla mobilitazione Nato, Mosca ha risposto richiamando in anticipo i riservisti. La Nato è pronta, eventualmente, ad attaccare in 48 ore. I putiniani pure. Seconda questione, l’Ucraina è, finanziariamente parlando, in una crisi nera: cambio salito a 23 grivnie per un dollaro, tasso di riferimento portato dal 14 al 19,5%. Gli americani hanno offerto aiuti per 18 milioni di dollari. Ma 18 milioni di dollari sono, in quel pozzo senza fondo, bruscolini! Inoltre: la mentalità di Putin, quando uno cerca di vincere il piatto con un rilancio, è di rilanciare ancora di più. Putin ha il Paese con sé e non può perdere la faccia. C’è infine la controffensiva sul lato greco.  

Sarebbe?
Tsipras aveva, al punto 40 del programma con cui ha vinto le elezioni, la chiusura delle basi straniere in Grecia. Si tratta sostanzialmente delle basi Nato di Suda (Creta occidentale) e del poligono missilistico Namfi (Nato missile firing installation) posto poco più a nord. Da Suda gli americani (non la Nato) controllano che la no-fly zone libica sia rispettata. L’idea che i greci buttino fuori i militari stranieri – e appoggino i palestinesi contro Israele – è molto attraente per la Russia. Putin ha invitato a Mosca Tsipras il 9 maggio per celebrare la vittoria sul nazismo, cioè sui tedeschi. Si ventila l’ipotesi che il gasdotto Turkish Stream arrivi in Grecia, bypassando Kiev. Il ministro delle Finanze di Mosca, Anton Siluanov, ha annunciato che «se la Grecia chiederà assistenza finanziaria noi siamo pronti a dare una mano». A sua volta, Tsipras si fa forte delle civetterie russe nelle sue trattative con l’Europa.  

• Come va intanto la guerra nel Donetsk?
Terribile. Un milione di rifugiati. Seicentomila richieste di asilo a Russia, Bielorussia, Moldavia, Polonia, Ungheria, Romania, Si combatte ferocemente ogni giorno, con decine di morti. Le vittime negli ultimi dieci mesi sono state 5.300.