il Messaggero , 6 febbraio 2015
A Terni si torna a discutere sul Cristo in classe. Un docente toglie il crocifisso dalla sua aula e scoppia la polemica. I suoi alunni gli danno ragione ma l’isituto no e ora rischia la sospensione. Intanto in attesa di una decisione disciplinare, il Prof. si limita a coprirlo con una raffigurazione della Costituzione
Per ben due volte ha tolto il crocifisso dall’aula, ma adesso ha deciso di cambiare metodo: lo copre con un piccolo quadro raffigurante la Costituzione. Il professor Franco Coppoli di Terni – noto anche per aver impedito controlli antidroga in classe – continua la sua battaglia contro i crocifissi nelle scuole. Nonostante abbia già subito una sanzione, sospeso per un mese senza stipendio nel 2009, e con un procedimento disciplinare in corso per lo stesso motivo (a dicembre dello scorso anno ha tolto di nuovo il simbolo della cristianità dall’aula), il professore di Italiano e Storia dell’Istituto Geometri San Gallo di Terni torna alla carica. Ogni mattina prima di iniziare la lezione estrae dalla sua borsa una piccola raffigurazione della Costituzione e la sistema sopra all’immagine sacra, lasciandola lì fino a quando non suona la campanella.
IL RITUALE LAICO
Un rituale che il docente, 50 anni, ha deciso di adottare per non complicare la sua posizione, in vista del contraddittorio che dovrà tenere il 13 dicembre a Terni davanti ai commissari dell’Ufficio scolastico regionale dell’Umbria, sollecitati ad intervenire dalla dirigente scolastica, Cinzia Fabrizi. Quella del 13 è una data cerchiata in rosso dai Cobas della scuola e dall’Uaar (Unione atei e agnostici razionalisti) che hanno organizzato un «presidio per la laicità della scuola pubblica» sotto le finestre dell’ex Provveditorato di Terni, dove a partire dalle dieci si svolgerà il contraddittorio. Coppoli questa volta rischia fino a sei mesi di sospensione. Il professore cercherà di far valere le sue ragioni, «in nome di una scuola pubblica laica», ma il precedente è destinato a pesare.
BOTTA E RISPOSTA
«L’imposizione del crocifisso – sostengono Cobas e Uaar – ha un carattere discriminatorio ed escludente, serve a marcare un territorio e imporre una visione e una simbologia religiosa di parte, in uno spazio pubblico che deve invece essere libero, includente, laico e aperto a tutti. Ricordiamo – aggiungono – che nel nostro paese non esiste alcuna norma che impone il crocefisso nelle aule delle scuole superiori. La Corte di cassazione ha ritenuto la presenza dei crocifissi nelle scuole incompatibile con il principio di laicità dello Stato (Cassazione penale, sentenza Montagnana)». Una posizione che la dirigente Fabrizi contesta animatamente, citando allo stessa maniera di Cobas e Uaar una sfilza di sentenze e circolari ministeriali che sostengono il contrario: il crocifisso nelle aule ci può stare e non urta la sensibilità religiosa di nessuno. La Fabrizi, però, si limita ad una dichiarazione molto stringata: «Ho segnalato il comportamento del professor Coppoli all’Ufficio scolastico ritenendo che fosse rilevante da un punto di vista disciplinare, anche in considerazione della precedente sanzione già inflitta al docente. L’Ufficio scolastico – conclude – ha ritenuto opportuno avviare il procedimento disciplinare».
SOLIDARIETÀ DAGLI ALUNNI
A differenza del 2009, quando gli studenti si schierarono contro Coppoli, il professore di Italiano e Storia a dicembre ha ottenuto anche la solidarietà di alcuni ragazzi, oltre a quella dei Cobas di cui è un rappresentate di spicco. In particolare la classe quarta A, che si è riunita in assemblea ed ha votato all’unanimità la rimozione del crocefisso, mentre altri studenti hanno esposto all’esterno della scuola uno striscione a sostengo di Coppoli, che a settembre dello scorso anno è stato sanzionato con 12 giorni di sospensione perché si era rifiutato di interrompere la lezione durante un controllo della polizia con i cani antidroga. Alla vista degli agenti, il professore si era opposto ai controlli in classe durante la sua ora di lezione, minacciando gli agenti di denunciarli per interruzione di pubblico servizio. Anche in quel caso fu la Fabrizi a sollecitare l’intervento dell’Ufficio scolastico per ottenere una sospensione maggiore ai dieci giorni. Il braccio di ferro si è ripetuto pochi mesi dopo, quando il professore di Italiano è tornato a togliere il crocifisso dall’aula, scatenando di nuovo la rabbia della dirigente.