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 2015  febbraio 06 Venerdì calendario

Grecia, vive sotto scorta l’uomo che falsificò i numeri dello Stato. Il presidente dell’Istat greco Georgiou accusato di aver gonfiato il deficit 2009. Rischia dieci anni di carcere

È uno dei volti della complicata storia ellenica di questi anni. Andreas Georgiou, 54 anni, è il capo di Elstat, l’Istat greco che fino al 2009 era una diramazione del Ministero delle Finanze e si è poi trasformato in istituto indipendente. La sua personale odissea comincia nel 2010, quando assume il timone dell’istituto. Al governo c’è il Pasok di George Papandreou, erede della dinastia politica che ha guidato la socialdemocrazia greca negli ultimi quarant’anni. La crisi è solo all’inizio. Nel 2013, al termine di un’indagine durata quindici mesi e innescata da una soffiata dello stesso Consiglio direttivo di Elstat, Georgiou viene accusato di aver gonfiato i dati sul deficit greco del 2009: in sostanza, di aver fatto l’opposto del governo che ha preceduto Papandreou, quello guidato da Kostas Karamanlis, peso massimo del partito di centro-destra Nuova Democrazia, che aveva sempre nascosto l’entità del buco di bilancio. Georgiou rischia fino a dieci anni di carcere. In gioco non c’è solo la professionalità di un esperto di statistica universalmente apprezzato, ma l’intero sistema internazionale di finanziamento che ha reso possibili i piani per evitare l’uscita della Grecia dall’Eurozona. In particolare, pesa il passato di Georgiou, vent’anni di lavoro presso il Fondo monetario di Washington. Il pacchetto concordato con la troika dei creditori internazionali (Ue, Bce ed Fmi) è stato elaborato sulla base dei dati forniti da Elstat. Il sospetto che Georgiou possa aver agito secondo una logica diversa dall’interesse nazionale mette in dubbio la credibilità dell’intero processo. In quei mesi del 2013 si rincorrono le ipotesi più ardite. Georgiou avrebbe fatto il gioco degli americani, oltre che dell’Eurostat, l’agenzia europea di statistica diretta dai soliti tedeschi. Il tutto nell’intento di piegare la Grecia e annientare il morale della popolazione, per poi imporre misure di austerità più dure, riforme più radicali, sacrifici ancora peggiori. Gli amanti dei complotti si scatenano. C’è anche il sospetto che l’intervento di Georgiou e dei suoi collaboratori sia stato «commissionato» dai socialisti al governo per compromettere ulteriormente la posizione dell’esecutivo di Karamanlis, in carica dal 2005 al 2009. Osservatori e opinione pubblica si dividono in schieramenti. Il sindacato dei lavoratori di Elstat arriva a chiedere la rimozione di Georgiou in attesa di giudizio. Per gli ex colleghi del Fondo monetario internazionale si tratta di un caso montato ad arte per indicare alla società greca un capro espiatorio interno e responsabili esterni – banchieri, speculatori, creditori… Tra i difensori di Georgiou da quella che diventa una vera caccia alle streghe compare anche l’economista Yanis Varoufakis, oggi ministro delle Finanze. Con tutto il suo carico di ombre e sospetti nei confronti della comunità internazionale, però, quel dibattito lascia strascichi. C’è anche questa sfiducia nell’impasto di rabbia e disincanto che vibra oggi per le vie di Atene. Georgiou si è sempre detto innocente, motivando le inesattezze (in particolare il calcolo del deficit non al 6 ma al 15,4% del Pil) con la rigida applicazione delle regole europee. Georgiou, bersaglio di minacce, vive ancora sotto protezione.