La Stampa, 6 febbraio 2015
L’incredibile crollo del Borussia Dortmund di Klopp e Immobile: ultimo, umiliato e contestato. La squadra tedesca sarà avversaria della Juventus in Champions, il tecnico: «Non lascio, serve coraggio»
Alla quarta sconfitta il muro ha fischiato. Il Borussia Dortmund non poteva aspettarsi altro, langue al fondo della classifica e sente il peso di una ormai più che possibile retrocessione. Soprattutto non ha una sola idea di come uscirne fuori.
All’ultimo posto
Undici partite perse in Bundesliga, quattro davanti al proprio pubblico noto per essere compatto e ossessivo, per frastornare l’avversario. Quel muro di cori ha disorientato tante potenze del calcio solo che adesso è stufo. Non ama contestare ma non ne può più. E non si sente meglio dopo il confronto con Hummels, nome incastrato al mercato per tutto gennaio e poi rimasto tra i titolari del Dortmund. Lui e il portiere Weidenfeller hanno tentato di calmare la curva. Distanza ravvicinata e niente schiaffi, persino una carezza ma di chiara compassione. E totale disillusione.
Champions pericolosa
La squadra non può nemmeno concentrarsi sulla Champions per ritrovare morale e fiducia. Troppo pericoloso, per ora gli ottavi in Europa contro la Juve sono solo una distrazione. Fino alla pausa invernale il Borussia ha considerato il campionato catastrofe una crisi passeggera. La squadra spettacolo costruita senza sperperare patrimoni, fatta di intelligenza e lungimiranza non poteva certo essere sparita e questa convinzione ha accompagnato giocatori e tifosi fino a qui. Fino alla paura. Adesso non conta più niente la finale di Champions di due anni fa, meno ancora i titoli del 2011 e del 2012 perché essere da soli all’ultimo posto, a due punti dal Friburgo che incontrano domani, significa essere disperati.Jurgen Klopp ha provato a fare l’indifferente e il fatalista, non ha mai dato segni di cedimento perché è il tecnico all’avanguardia che ha forgiato il gruppo ed è tuttora convinto di trovare la soluzione al disastro, però inizia a preoccuparsi. Faccia tirata e l’obbligo di dire: «Io non mi dimetto, credo nella rinascita. Dobbiamo contrastare la crisi con coraggio». Le circostanze non aiutano, Grosskreutz, difensore chiave, è fuori per sei settimane e soprattutto il gioco non torna. Impauriti e destabilizzati i ragazzi del Dortmund sono persi. E Klopp è sotto accusa. Gli imputano di aver aspettato troppo, di essersi fossilizzato su schemi che non rendevano più o non funzionano dopo le tante cessioni.Gli uomini che sanno fare la differenza, vedi Reus, ci sono ancora, quelli presi per crescere nel dogma Klopp, leggi Immobile, pure. Purtroppo al momento non funziona nulla. Pure il muro si è girato dall’altra parte.