La Stampa, 6 febbraio 2015
Lo spot che rimpiange la lira del Movimento 5 Stelle, un video che punta decisamente sull’amarcord e sull’effetto nostalgia
La trama è presto detta (ed è un evergreen delle favole). C’è un lui che si aggira sconsolato per le piazze di Roma, orfano di un amore. Vorrebbe tanto che tornasse, ma non succede. Fino a che lei ricompare per un intervento magico, come in una fiaba per l’appunto. Lo “schema di Propp” (lo studioso russo autore della Morfologia della fiaba) va applicato però, in questo caso, a qualcosa di molto macroeconomico (e ben poco sentimentale), poiché il lui in questione è un cittadino impoverito dalla crisi, e la lei eclissatasi è la “cara vecchia” lira, che riappare, per incanto, tra le mani del protagonista grazie alla “fata buona” Paola Taverna.
La favola bella dell’età dell’abbondanza quando c’erano le lire costituisce il filo conduttore di uno spot a sostegno della campagna referendaria del Movimento 5 Stelle per l’uscita dall’euro, con un video che punta decisamente sull’amarcord e sull’effetto nostalgia (ovvero: portafoglio più gonfio), descrivendo, mentre martella una colonna sonora di musica balcanica, il perfect day del nostro innamorato della valuta scomparsa. Ed ecco un caffè a meno di mille lire, 10 mila per il barbiere, 12 mila per un aperitivo galeotto (e senza scontrino) che, insieme al regalo di un libro di Walt Whitman (da tempo nel pantheon culturale grillino, ma del cui libro non è dato sapere il prezzo), rendono la serata del nostro con la fidanzata indimenticabile. Uno spot vintage, con un’estetica pubblicitaria (anche dal punto di vista cromatico) alquanto Anni Ottanta, come lo è il sound bite finale della sen. Taverna che annuncia al protagonista – ripiombato nel triste presente – che, col referendum, il movimento sta realizzando il «suo sogno» (e un nuovo “miracolo italiano”). Il risultato complessivo, tuttavia, è piuttosto cheap (e in un senso differente dal fare la spesa nell’aurea epoca pre-euro). Vero è che nella fase della democrazia del pubblico il messaggio deve essere semplificato (e pop), ma dal partito-non partito di Grillo e Casaleggio che della propaganda creativa ha fatto il suo punto di forza ci si poteva aspettare di più (e ben altro, del resto, ci vuole per suggestionare l’immaginario odierno). E, per finire: se la matematica (finanziaria) non è un’opinione, perché nell’ultima scena la cittadina-parlamentare pentastellata (e taumaturga) converte la moneta da 1 euro del malcapitato cittadino-elettore in mille lire soltanto? E il resto? Misteri (ingloriosi) della contabilità (e della politica).