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 2015  febbraio 06 Venerdì calendario

A sorpresa Hollande e Merkel volano a Mosca: ultima offerta per fermare Putin. Autonomia al Donbass in cambio dello stop agli aiuti ai ribelli. Ma Kerry insiste: «Fa il doppio gioco, Kiev va difesa». La Nato invia 5 mila uomini a Est

Hanno rotto gli indugi, con gran determinazione sulla linea del resuscitato asse fra Parigi e Berlino, dopo aver consultato Bruxelles e ottenuto la benedizione a dodici stelle per la missione. 
I piani sul tavolo
François Hollande e Angela Merkel sono volati ieri a Kiev e oggi saranno al Cremlino, per vedere Vladimir Putin e cercare una soluzione al conflitto ucraino che possa essere «accettabile da tutti». Il francese annuncia che «insieme, abbiamo deciso di prendere una nuova iniziativa». I due hanno un piano. Ma anche il presidente russo ha fatto circolare delle idee, uno schema che comprenderebbe una qualche forma di autonomia della regione ribelle di Donetsk. Nessuno è ottimista. Salvo che, come disse Churchill, «il parla-parla è meglio del guerra-guerra».
Lo scenario è convulso. Nel sudest dell’Ucraina si combatte senza quartiere, «siamo in presenza d’una guerra che può essere totale», avverte Hollande. «Guerra civile», la chiama il portavoce del Cremlino, alleato tagliente per l’Europa, e «aggressore minaccioso», per il segretario di Stato Usa John Kerry, che pure ieri era a Kiev per vedere il premier Poroshenko e sondare la possibilità di fornire armi americane agli Ucraina: «non una buona idea», secondo molti partner Ue, tedeschi e italiani in testa. Il tutto mentre a Bruxelles la Nato definiva la forza di intervento rapida da schierare sul confine orientale e l’Europa sceglieva una ventina di nomi da aggiungere alla lista delle sanzioni «russe».Il viaggio di Merkel e Hollande fa pensare che il conflitto è al punto di non ritorno. La Nato sostiene che i russi hanno inviato armi e truppe per sostenere l’avanzata dei ribelli. La cancelliera tedesca, che aveva annullato un summit ad Astana (Kazakhstan) meno di un mese fa, adesso è pronta a metterci la faccia per scongiurare un’ulteriore escalation. «Faremo delle proposte per risolvere il conflitto nel rispetto dell’integrità territoriale ucraina – annuncia il presidente francese -, ci lavoriamo da giorni, con Angela». «Putin fa il doppio gioco – avvertono fonti diplomatiche Ue -: attacca e negozia al contempo». «Non cerchiamo uno scontro con la Russia, nessuno lo vuole», concede Kerry. Poroshenko, dal canto suo, invoca il supporto militare della Nato.
Le forze in campo
Il Paese è invaso e prossimo alla bancarotta, tuttavia Hollande dice che non si parla di una sua entrata nell’Alleanza, evidente apertura a Mosca. In compenso, il Patto Atlantico spedirà 5000 uomini sul limes d’Oriente, una forza multinazionale dislocata in una serie di quartier generali rafforzati in Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia e Romania. In parallelo, porterà a 30 mila uomini il contingente di pronto intervento grazie alla disponibilità di Francia, Germania, Italia, Polonia, Spagna e Regno Unito. Sono ore cruciali in cui l’Europa sta dando prova di unità, pur dimostrando che la politica estera comune è un’arma che le capitali vogliono usare a modo loro. L’intesa a livello di diplomatici per allungare la lista nera dei sanzionati per la guerra in Ucraina – renitenti greci compresi – toglie almeno una castagna dal fuoco dei Ventotto. «Altre sanzioni più dure restano però sul tavolo», dicono a Bruxelles. Tutto dipende da quello che succederà. A partire dall’esito degli incontri di oggi a un passo dalla Piazza Rossa.